Un tempo si parlava di Greenwashing. Un po’ di ambientalismo di facciata, necessario a dare alle aziende un’immagine più attenta all’ambiente. Ma erano gli anni ’80 ed essere Green era una moda più che una necessità. Poi è stata la volta del Pinkwashing, definiva chi promuoveva un prodotto “vestendolo” di rosa, cioè mostrando un atteggiamento molto aperto nei confronti delle donne o del mondo gay. Con il Covid è nato il socialwashing, tipico di chi compiace il pubblico e gli investitori dando un’immagine ingannevole della propria società ma, su temi legati al sociale e diritti umani. Oggi potremmo parlare di ChiaraFerragni-Washing, senza però l’accezione negativa degli altri whashing. Metti Chiara nel Cda Tod’s e il titolo vola in borsa. Continua su Huffington Post