Come si fa a non voler bene al Gattopardo? Un’idea se la sarà fatta Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo del principe di Lampedusa, che nel 1958 diede vita a un libero diventato “manifesto” dei siciliani. Sono passati 60 anni e i tempi sarebbero più che maturi per celebrare la storia e la letteratura. Ma dalle parti di casa Tomasi – che oggi è un gioiello sui bastioni di Carlo V, a Palermo – veleggia un certo pessimismo. Il celebre autore, a quanto pare, è stato bocciato per l’eternità dai giudizi “affrettati” di alcuni colleghi dell’epoca: da Contini a Eco, passando per Vittorini che lo definì un libro poco avvezzo alla modernità. E secondo il figlio adottivo del principe, la mancata celebrazione del 60° anniversario, per cui la casa editrice Feltrinelli si è mostrata riluttante, dipende molto dal peso che “quella” storia ha lasciato in eredità: “Il libro è uscito il 28 ottobre del 58. E secondo me c’è ancora, in un certo mondo culturale, quell’impostazione che allora fu data da due personaggi del calibro di Contini ed Eco. Che dicevano: il Gattopardo è una volgarizzazione di Proust. E in Carlo Feltrinelli, figlio di Giangiacomo e Inge, credo pesi ancora il pregiudizio di Vittorini sulla presunta non modernità di questo libro. La questione del pregiudizio sul Gattopardo non è mai stata superata” ha spiegato Gioacchino Lanza Tomasi in un’intervista al “Messaggero”.

“Feltrinelli non vuole celebrazioni. Non le ha fatte e non si faranno. È un peccato. Non è proprio il clima giusto, purtroppo. Sono portato a pensare che Feltrinelli non celebri i 60 di questo libro, celebrato in tutto il mondo, per una sorta di resistenza pratica – prosegue il figlio d’arte -. Perché loro credono che può ancora esistere una letteratura pedagogica di sinistra, e che funzioni soltanto quella. Il Gattopardo, che alla Feltrinelli ha dato successo e denaro, non rientra in questo schema. E del resto, è un libro terribile. È l’opera di uno scettico, non di un progressista mainstream”. Comunque, auguri!