Per tamponare la crisi dei piccoli aeroporti siciliani – Comiso e Trapani non sono esattamente l’esempio di una gestione lungimirante – il governo Musumeci ha pensato di introdurre nel “collegato” alla Finanziaria una norma che si spinge verso la privatizzazione degli scali. E’ questa la denuncia del Movimento 5 Stelle, con in testa la deputata ragusana Stefania Campo che ha riempito i social con una polemica intrisa di allarmismo. Come se la parola “privato” evocasse vecchi fantasmi che i grillini hanno sempre mal sopportato. E fin qui è un premio alla coerenza. Anche se le cose da considerare in questa vicenda sono almeno un paio: la prima che è gli aeroporti di cui sopra, il “Pio la Torre” di Comiso e il “Vincenzo Florio” di Trapani, sono in difficoltà un giorno sì e l’altro pure, non hanno i bilanci in ordine e le compagnie non fanno a gara per aprire nuove rotte nei lembi opposti di Sicilia; il secondo è che Vito Riggio, ex presidente dell’Enac e nuovo consulente di Nello Musumeci, pensa che “il pubblico è seppellito dai debiti, non può essere questa la via giusta, soprattutto per la gestione di un aeroporto per cui invece ci sarebbe un grande mercato”.

La questione è aperta. Ma partiamo dall’inizio. Il “collegato” generale alla Finanziaria non è ancora approdato in Commissione Bilancio. Succederà martedì, con la benedizione dell’assessore Armao (giovedì era a Bucarest per impegni istituzionali così è saltato tutto). All’interno del testo, probabilmente, verrà inserita una norma che al momento fa parte di uno degli altri tre “collegati” della giunta, quello “in materia di personale, di enti locali e altre disposizioni”. L’articolo 8 prevede che le partecipazioni degli enti locali (comuni, città metropolitane e liberi consorzi) nelle società di gestione degli aeroporti vengano dismesse, in quanto “attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessarie per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali”, come previsto da un decreto legislativo del 2016. E che il passo indietro avvenga entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, pena “la riduzione del 10 per cento dei trasferimenti correnti in favore delle amministrazioni inadempienti”.

Per chi non si adegua scatta la penalizzazione. Una tassa su chi possiede quote nei consigli d’amministrazione delle società di gestione. E in tempi di vacche magrissime, rinunciare a un ulteriore 10% dei trasferimenti regionali, in nome di una battaglia che agli enti locali non procura tutti ‘sti gran benefici, è un rischio che molti comuni preferirebbero non dover correre. E qui si innesca la polemica dei 5 Stelle: “L’intento è decisamente più subdolo – ha scritto la Campo – ovvero quello di avviare la privatizzazione dell’intero sistema aeroportuale siciliano, vendendo le quote detenute dagli enti pubblici, per pochi spiccioli che non servirebbero nemmeno a risanare i bilanci. Gli aeroporti siciliani sono un patrimonio dell’intera collettività, sono stati realizzati con fondi pubblici, e incassano le tasse di imbarco pagate dai cittadini con l’obbligo di reinvestirli nella manutenzione, nell’adeguamento, nell’investimento anche straordinario delle opere aeroportuali. Riteniamo sia doveroso contrastare ogni tentativo di svendita delle partecipazioni pubbliche nelle società di gestione aeroportuali, al solo fine di risolvere problemi finanziari che nulla hanno a che fare con l’interesse generale”.

Se la norma dovesse entrare nel “collegato” ed essere approvata, costringerebbe numerosi comuni a fare marcia indietro e una totale rivisitazione delle società di gestione. Tutte, esclusa quella di Trapani, totalmente nelle mani di Airgest (una società partecipata della Regione Sicilia), prevedono la partecipazione di enti locali. La Soaco di Comiso è per il 35% nelle mani del Comune (la restante parte in mano a Intersac, società in liquidazione che attende di essere rimpiazzata); nella Sac di Catania compartecipano il comune di Siracusa, quello di Catania e la città metropolitana etnea (per il 27% complessivo); della Gesap di Palermo – che è anche un esempio di buona gestione – fanno parte il Comune di Palermo, quello di Cinisi e la Città Metropolitana di Palermo (75% del totale); e anche la Gap di Pantelleria è rappresentata per il 10% dal comune di riferimento. Si tratta di società a partecipazione pubblica che andrebbero smantellate perché – parole di Musumeci dello scorso luglio – “è chiaro che gli aeroporti non possono e non devono vivere, anzi sopravvivere, col denaro pubblico. Se un aeroporto ha meno di un milione di passeggeri l’anno, è costretto a vivere nella difficoltà quotidiana. E comune il denaro pubblico dev’essere una minima integrazione, semmai, per la funzione sociale che è chiamato a svolgere un aeroporto. Ma sono i privati che devono gestire gli scali aeroportuali e l’ente pubblico deve limitarsi ad un severo e costante controllo”.

Il governatore ha le idee chiare da mesi: meglio il privato del pubblico all’interno degli aeroporti. Per aprire al mercato e contrastare le perdite. L’ingresso di Riggio nella schiera dei suoi consiglieri – l’ex direttore di Enac, ad esempio, fu fortemente critico nei confronti dell’aeroporto di Comiso, concepito com’è adesso – sarà certamente un incentivo a premere sull’acceleratore. E se qualcuno, come Orlando, vorrà opporsi, Riggio avrà pronta la risposta: “Trovi i soldi per gli investimenti. O l’alternativa è rimanere fermi”.  I Cinque Stelle, che a breve presenteranno un disegno di legge che vieti la privatizzazione, si sono opposti a questa indicazione del governo (che non si è ancora materializzata solo perché il testo del “collegato” rimane fantasma) affidando la parola a Vincenzo Santangelo, sottosegretario per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta: “Il governo regionale ha dato il via ad una privatizzazione selvaggia senza discuterne con il governo nazionale e neanche con il territorio, portando avanti l’idea di Vito Riggio. Gli aeroporti rappresentano una risorsa fondamentale per la Sicilia. Privatizzarli sarebbe un delitto. La soluzione immediatamente praticabile – spiega Santangelo, andando in direzione opposta – è creare un Gestore pubblico Unico per tutti gli aeroporti siciliani per sedare gli appetiti dei privati e programmare in maniera saggia il traffico sui diversi scali. Con una gestione manageriale di tutti gli scali siciliani si manterrà in mano pubblica uno strumento fenomenale per la crescita per la mobilità dei siciliani e del turismo”.

Anche Claudio Fava, sul fronte siciliano, è parso piuttosto critico sulla visione privatistica prospettata dalla coppia Musumeci-Riggio: “Mentre non riesce ancora a vedere la luce il testo del così detto “collegato generale”, diventato lo strumento per distribuire senza strategie e visione le poche risorse disponibili, scopriamo che la giunta Musumeci intende forzare la mano ai Comuni per svendere le quote delle partecipazioni azionarie negli enti aeroportuali e non solo. Si tratterebbe di una mossa apertamente ostile nei confronti dei Comuni; una mossa a forte rischio di speculazione, che sacrificherebbe investimenti e buone pratiche di gestione, come nel caso di GESAP, aprendo di fatto la strada a processi di privatizzazione forzosa. Una misura intollerabile che ci vede assolutamente contrari. Denunciamo il rischio che dopo aver trasformato il collegato in un autentico assalto alla diligenza con norme specifiche che sanno tanto di spot elettorali si tenti, adesso, di trasformarlo in un contenitore per processi di privatizzazione coatta”. Il nuovo casus belli che rischia di impantanare la Regione.