Così come, nella fase più acuta della pandemia, si è pensato di convertire alcune aziende per la produzione di presìdi sanitari (quelle del distretto Meccatronica sono ancora in attesa dei 40 milioni promessi dalla Regione in Finanziaria), oggi l’esperimento potrebbe tornare utile per avere accesso a un più ampio numero di vaccini. Il meccanismo lo ha spiegato bene il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri: “Non ritengo opportuno e fattibile che possa avvenire una liberalizzazione dei brevetti, ma è necessario alimentare la produzione per conto terzi, in modo da coinvolgere aziende oggi non impegnate nei vaccini anti Covid e aumentare così le dosi a disposizione di ogni Paese europeo”. L’operazione al momento non decolla. I segnali che giungono dalla Sicilia, ad esempio, sono negativi: nei giorni scorsi era circolata l’ipotesi che lo stabilimento della Pfizer di Catania potesse essere riconvertito per ospitare una linea di produzione del siero sin qui più efficace (ma anche più difficile da conservare, a -78°). L’idea è tramontata nel giro di poche ore. Il tempo di una telefonata fra il direttore commerciale dell’azienda e l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, che chiedeva lumi sull’argomento. Non s’ha da fare.

L’unica soluzione è andare avanti con le poche dosi a disposizione, che dovrebbero consentirci, entro il 20 febbraio, di avviare la campagna di immunizzazione per gli over-80. La lunga lotteria dei vaccini (altro che scontrini) da questo momento si articolerà in tre parti: la prima, tuttora in corso, prevede di chiudere entro pochi giorni le vaccinazioni del personale sanitario, ma anche degli ospiti di Rsa e case di riposo. La percentuale di somministrazione è dell’85%. Fra le persone ricomprese nel primo target, ne mancano all’appello 30 mila (prima e seconda dose). Solo il 30%, invece, ha ottenuto i richiami. L’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa è il primo a essere diventato Covid free: martedì scorso, infatti, è terminata la vaccinazione dei 1.050 operatori sanitari.

I prossimi a cominciare saranno gli anziani. Una platea di circa 320 mila persone che sarà meno facile rintracciare e, soprattutto, accontentare. Il perché è presto detto: il vaccino di Astrazeneca, l’ultimo ad essere autorizzato dall’Aifa (l’agenza italiana del farmaco), dovrà essere somministrato solo agli under-55, dato che gli studi fin qui eseguiti non confermano la sua efficacia sulla popolazione più matura. Ecco che gli ultraottantenni si ridurranno a una semplice alternativa: Pfizer o Moderna. In Sicilia, al netto di nuovi ed eventuali disguidi, dovrebbero arrivare 200 mila dosi entro febbraio. Basteranno per 100 mila persone, dato che entrambi i sieri necessitano di un richiamo. Inoltre, la Regione sta collaudando il sistema di prenotazione.

Da un lato le Asp dovranno attivare dei presidi di medicina territoriale – palasport, centri culturali, teatri, per un totale di 2.300 “primule” (chi ha difficoltà a deambulare verrà raggiunto a casa dai team delle Asp) – dall’altro mettere gli anziani nelle condizioni di prenotare online il proprio turno. Potranno farlo su una piattaforma messa a disposizione da Poste Italiane, e “rintracciabile” attraverso i siti e le app indicate dalla singola Regione (Musumeci ne parlerà a breve in conferenza stampa); ma anche al Postamat (gli sportelli di prelievo) esibendo la tessera sanitaria, o inoltrando richiesta al postino, che col proprio palmare la caricherà sul database. Non è escluso l’utilizzo di un call center, sicuramente più accessibile per un ottantenne. Ma nell’ottica di fornire un servizio ulteriore, si potrebbero coinvolgere i medici di famiglia. Le prenotazioni online in uno dei 60 centri di somministrazione già caricati nel sistema da parte della Regione, scatteranno invece lunedì prossimo.

Chi ha già dato la propria disponibilità a vaccinare in loco i propri pazienti sono i laboratori privati. “Siamo pronti a farlo subito e gratis”, ha detto il portavoce dell’intersindacale, Domenico Marasà, durante un’audizione all’Ars. Ha incassato, da parte della Regione l’impegno a vaccinare i 12 mila dipendenti dei laboratori privati entro il 20 febbraio. Inoltre, la dirigente del Dasoe, Maria Letizia Di Liberti, ha lasciato una porta aperta per il futuro: “Se ci saranno apposite direttive ministeriali, li coinvolgeremo, forse a maggio e giugno, per vaccinare tutta la popolazione”, ha spigato a Repubblica. La Sicilia, quando servirà, sarà più che attrezzata coi team vaccinali: si sono fatti avanti 4.500 candidati (4 mila medici in pensione e 500 neolaureati). Gli elenchi sono a disposizione delle due società di somministrazione del personale, Energie e Humana, individuate dal commissario Arcuri. Inoltre, alla selezione avviata dagli ordini dei medici siciliani, hanno aderito altre mille persone. Una macchina da guerra pronta a entrare in funzione, soprattutto quando la vaccinazione si sposterà anche altrove, fuori dagli ospedali.

Avverrà prestissimo. E qui si irrora il terzo affluente della campagna, quella rivolta agli under-55 e funzionale a “smaltire” le prime 4,4 milioni di dosi del vaccino Astrazeneca che saranno in Italia fra l’8 e il 21 febbraio. Gli anziani sono esclusi da questo campione (per i motivi di cui sopra) pertanto Arcuri e i governatori hanno “rivisto” il target: toccherà a professori e operatori scolastici, forze dell’ordine e militari, guardie carcerarie e detenuti. Anche loro potranno prenotarsi da metà febbraio. Paradossalmente, un militare in buona salute potrebbe arrivare prima di un 85enne con patologie croniche. Ma è la regola dei vaccini, bellezza. “Il tetto anagrafico di AstraZeneca potrebbe essere superato in futuro dopo ulteriori valutazioni scientifiche – ha detto il ministro Speranza – E sul vaccino russo non dobbiamo avere timori delle origini, quello che per noi è importante è il passaggio Ema”.

Già, perché l’ultima speranza fa rima con Sputnik V. Il nome del primo satellite artificiale ad essere mandato in orbita attorno alla terra, coincide, oggi, con quello del siero russo che ha concluso i trial dichiarando un’efficacia del 92%, inferiore solo a Moderna. Anche sul fronte siciliano, soprattutto da parte della Lega, è arrivata una richiesta in tal senso. Promotore l’assessore al Comune di Catania, Fabio Cantarella, che è anche componente della segreteria nazionale del Carroccio: “E’ fondamentale che la Regione chieda alle autorità regolatorie nazionali di acquisire il vaccino russo per dare una svolta alla campagna di vaccinazione dell’Isola”, ha detto. L’ha già fatto l’omologo di Ruggero Razza nel Lazio, Alessio D’Amato. Anche se gli Stati non possono muoversi da soli. Serve che tutta Europa marci insieme, anche su Sputnik. Il Ministro degli Esteri francese, Jean-Yven Le Drian, l’ha messo in chiaro: “Se Sputnik ottiene il via libera, l’omologazione dell’Agenzia europea del farmaco e dell’Alta Autorità francese per la salute, non ci sarà nessun blocco alla sua diffusione, se corrisponde alle norme scientifiche e alle esigenze di solidità e di controllo che si impongono in Europa”. Niente fughe in avanti, grazie.

In Sicilia, nel frattempo, sembra essersi ridimensionata la questione riguardante i “furbetti”. Una direttiva partita direttamente dall’assessorato alla Salute ha vietato alle Asp di somministrare la seconda dose – col rischio di “bruciare” anche la prima – per tutti coloro che si sono inoculati il farmaco durante la fase-uno senza averne diritto. Qualcuno è riuscito a sfuggire alle maglie dei controlli (non ancora così capillari), come il vicesindaco di Polizzi Generosa. Ma Musumeci ha minimizzato la questione, parlando di poche decine di persone interessate. L’obiettivo, al netto dei ritardi sulle forniture, era quello di vaccinare 3,5 milioni di siciliani entro l’estate. Magari si andrà un po’ più per le lunghe, ma i messaggi che arrivano dalla Lombardia – con il nuovo consulente Bertolaso che si dice pronto a vaccinare 10 milioni di lombardi entro l’estate – inducono all’ottimismo e alla speranza. Man mano che la campagna avanza, bisogna fare breccia soprattutto sugli indecisi.  Un’idea valida, in proposito, è quella consegnata a Repubblica da Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma: “Molte attività dovranno essere precluse a chi non è vaccinato: ristorante, cinema, stadio, aereo. Le misure potranno essere adottate quando il vaccino sarà disponibile per tutti, altrimenti sarebbero un fattore discriminante”. Gli italiani per una partita di calcio si sposterebbero in cima al mondo…