La procura di Milano ha sequestrato il telefono di Leonardo Apache La Russa. La consegna del dispositivo, senza la sim, è arrivata venerdì sera dopo che a lungo ci si era interrogati sul caso “unico” nel suo genere del telefonino del figlio del presidente del Senato, intestato alla società di La Russa senior. E alla fine di una giornata che ha visto un nuovo intervento di Ignazio La Russa, questa volta senza entrare nel merito della vicenda che vede il terzogenito indagato per l’accusa di violenza sessuale da parte di una sua ex compagna di liceo. Per “tutelare l’onorabilità” della sua famiglia dalla “speculazione politica” – pur confermando di avere “piena fiducia nell’operato dei magistrati della Procura di Milano” -, La Russa fa sapere di avere dato mandato a un legale di raccogliere “tutti gli elementi che esulano dal normale esercizio del diritto di cronaca e di critica”.

Ce l’ha con la stampa, il senatore La Russa, ma anche con le “associazioni di sinistra” che preannunciano “flash mob politici e diffamatori”. E che “hanno passato il segno”, il ragionamento che affida, un format inedito, al suo staff. Una scelta di comunicazione per distinguere ciò che riguarda lui e i suoi familiari dal suo ruolo di presidente del Senato. Anche perché quel primo commento a caldo – dopo che si è saputo dell’indagine aperta sul figlio – gli è costato valanghe di critiche dalle opposizioni e pure la bacchettata di Giorgia Meloni. “Io non sarei intervenuta”, ha preso le distanze due giorni fa la premier.

Ma “quotidiani, giornali online e social” hanno scambiato un figlio per un altro nelle foto pubblicate “più volte” oltre a riportare “ricostruzioni artefatte” delle “vite giovanili” dei tre fratelli. Senza contare i “manifesti” comparsi vicino a locali notturni accanto allo studio legale del presidente del Senato e il flash mob organizzato a Milano dal movimento “Non una di meno”, che hanno spinto La Russa senior a parlare di nuovo.

Sulla consegna del cellulare, però, si è riaperto lo scontro nella stessa maggioranza. Fra i primi esprimersi il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, di Forza Italia: “Anch’io ho una figlia con una sim intestata a me – aveva detto al Foglio -. Non so se la situazione del figlio di La Russa sia analoga, ma nel mio caso, visto che il telefono lo usa davvero lei, lo consegnerei ieri, non domani”. Le parole di Mulè erano state seguite a ruota anche dal sottosegretario Vittorio Sgarbi: “Sì, La Russa farebbe bene a consegnare il cellulare, perché ha il grande vantaggio di sapere cosa contengono quei messaggi. Puoi anche trincerarti nel rispetto delle garanzie, ma bisogna evitare un rischio più grande”. Sarebbe? “Il discredito che deriverebbe dal voto della giunta per le autorizzazioni a procedere. La consegna spontanea del telefono è la scelta migliore”.