Gianfranco Miccichè sembrava esserci passato sopra. La polemica col governo, e con la coppia Musumeci-Armao, rea di aver “nascosto” al parlamento siciliano la portata del disastro finanziario e di avergli – piuttosto – rimproverato la lentezza sul piano delle riforme, sembrava già un reperto. Apparteneva alla stagione dell’ultima Finanziaria, che si era esaurita martedì pomeriggio con l’approvazione del “collegato bis” (privo di norme di spesa). Invece è bastato un post di Gaetano Armao, su Facebook, a far saltare sulla sedia il presidente dell’Ars. Un post in cui l’assessore all’Economia ribadisce che “il governo Musumeci aveva proposto, nel rispetto della legge, un solo collegato, poi le alchimie assembleari ne hanno imposto la frammentazione in ben 5 testi. Una forzatura che ha imbrigliato l’Ars per lungo tempo”. Una provocazione a cui Miccichè ha scelto di replicare: “Questa cosa di Armao è incomprensibile. A parte il fatto che alla gente non frega nulla della paternità dei “collegati”, non capisco perché sarebbero diventati un’alchimia del Parlamento. I “collegati” erano già stati annunciati dal governo nella relazione inviata alla Corte dei Conti”.

Prima di chiudere l’Ars per le vacanze estive, lei aveva fatto “mea culpa” e detto che trattare cinque “collegati” alla Finanziaria si era rivelata una follia.

“Mi sono assunto la responsabilità di averli accettati, ma è stato il governo a propormeli. E’ vero che inizialmente di “collegato” ce n’era soltanto uno, ma era talmente vasto che lo stesso governo, in aula, ha chiesto di separarli per materie. E quindi sono diventati cinque. Il Parlamento non c’entra nulla. E non capisco a cosa serva questo rimpallo di responsabilità”.

E’ il secondo attacco diretto dopo la famosa conferenza stampa con Musumeci. C’è qualcosa da rivedere nel rapporto fra Ars e governo?

“Davvero, non capisco a chi possa servire questo atteggiamento. Il Parlamento ha le sue responsabilità, per modo di dire, solo se si blocca qualcosa perché non si trova la maggioranza. E in questa legislatura, se hai bisogno di far passare una legge, servono accordi trasversali. Ma io non ho voglia di scaricare colpe sul governo, perché sta lavorando tanto. Vedo quello che fa Musumeci. Ogni tanto vorrebbe esplodere, anche coi dirigenti, perché mi rendo conto delle difficoltà che ci sono”.

Una questione rilevante è quella del personale. Secondo Giletti i dipendenti della Regione sono troppi. Secondo lei, invece, non bastano. Perché?

“Molti funzionari si sono ritrovati dirigenti senza che nessuno gli spiegasse le cose. Il taglio degli stipendi e gli incentivi per il prepensionamento, negli ultimi anni, hanno fatto andare via tutti. Oggi ci si indigna perché bandiamo un concorso per trecento persone. Ma ne servirebbero tremila, altro che trecento. Sia la Regione che l’Assemblea hanno carenza di personale. Tredici anni fa avevamo un Ufficio bilancio che faceva da filtro a tutto quello che arrivava dalla Regione, e il lavoro per metà era fatto prima di arrivare in commissione. Oggi le persone che controllano gli emendamenti sono due o tre, è naturale che qualcosa sfugga. Le dico un’altra cosa…”.

Prego.

“Ieri ho visto che diciannove regioni italiane su venti, in casi particolari, si muniscono di personale esterno, fino al 30% della pianta organica. Per fare le cose meglio e più in fretta. In Sicilia non possiamo”.

E’ stata stralciata una legge da uno degli ultimi “collegati”. Prevedeva il recepimento della norma nazionale e la possibilità di provvedere all’assunzione di 100 esterni con una procedura selettiva comparativa. Cioè senza concorso.

“Su queste cose è inutile che le opposizioni facciano casino. Non riguarda noi o loro, ma il funzionamento della Regione. Non appena andranno a governare si accorgeranno di cosa stiamo parlando. Io quella norma la riproporrei. Magari troviamo un accordo, ma bocciare e basta non serve”.

Anche in questo caso è demagogia populista?

“Assolutamente sì. E’ vero che oggi abbiamo più impiegati della Lombardia, ma ci ricordiamo che fino a qualche anno fa la Regione siciliana aveva 27 mila dipendenti? E oggi ne ha 11 mila? Si può riconoscere oppure no che è stato fatto del lavoro? Queste trasmissioni contro la Sicilia hanno stufato. A quelli che oggi fanno i fenomeni perché hanno tagliato i parlamentari nazionali, ricordo che noi il taglio dei deputati lo abbiamo fatto cinque anni fa. Non capisco questo odio nei confronti di una terra distrutta dalla mafia”.

Cosa c’entra la mafia?

“Oggi si parla di clientelismo, ma noi abbiamo dovuto convivere con un fenomeno assai più grave: la mafia. Ricordo bene le difficoltà di chi faceva politica vent’anni fa. Se non facevi realizzare una strada all’impresa x o y, ti facevano saltare in aria. Se oggi il clima diverso è merito nostro. E’ merito dei siciliani, che hanno combattuto la mafia e fatto fare a questa terra un passo avanti enorme. Vorrei che qualcuno se ne ricordasse ogni tanto. Possibile che siamo sempre i peggiori al mondo e siamo tutti da schifiare? Sa cos’era Palermo trent’anni fa? La città della mafia. Oggi è la città della cultura”.

Ma siamo o no la terra degli sprechi?

“Non capisco tutta questa voglia di sparare sulla Sicilia. Tanto che mi fa pensare – anche se è difficile da credere e ancor più da spiegare – che ci sia un complotto dietro. Gente come Giletti dovrebbe ricordare più spesso che lo Stato, sulla base di un accordo con l’Europa, doveva versare una grossa quantità di denaro al Sud e non l’ha fatto. Che le ferrovie sono nazionali e non regionali, ma si sta ancora provvedendo alla loro elettrificazione e si viaggia su treni a vapore e senza aria condizionata. Un giorno il presidente delle Ferrovie dello Stato mi disse che portare un treno a Milano era più vantaggioso che portarlo a Palermo. Io risposi che da noi ci sono meno passeggeri non perché i siciliani odiano i treni, ma perché mancano i vagoni”.

Anche Crocetta ha detto più o meno le stesse cose in tv.

“Il danno che ha combinato Crocetta a questa Regione è inimmaginabile. Il suo assessore all’Economia, fiorentino come Renzi, ha chiuso strutture come il Cerisdi, Sviluppo Sicilia, la fondazione Whitaker, che facevano assistenza tecnica sui fondi strutturali, e ha dato 30 milioni di assistenza tecnica al Formez di Roma. I ragazzi rimasti a spasso erano siciliani e lavoravano benissimo, e oggi li abbiamo riassunti alla Sas. Sempre Crocetta, assieme all’assessore Baccei, avevano la possibilità di spalmare i debiti della Regione in trent’anni, in base al decreto legislativo 118 sull’armonizzazione dei bilanci. Ma hanno deciso di non farlo per 2 miliardi, e oggi ce li siamo ritrovati sul groppone. Non riesco neanche a capire che dietrologia ci sia dietro”.

In un recente intervento su Facebook, ha detto che lei è rimasto l’unico a difendere la Sicilia. Perché lo crede?

“Oggi, forse, qualcuno si sta svegliando, sui social c’è un po’ di gente che mi viene dietro. L’altro giorno, sfogliando i giornali, pensavo che se avessi dato ragione a Giletti sarei passato per un eroe. Ma poi non sarei più riuscito a guardarmi allo specchio. Fare questo giochino contro la mia terra, come sta facendo Crocetta, lo trovo squallido. Forse lui si sente più tunisino che siciliano, dato che ha cambiato residenza”.

Ma un milione per quattromila divise, da consegnare agli uscieri della Regione, non sono uno spreco?

“Conosco l’assessore Bernadette Grasso e credo abbia fatto tutto ciò che era possibile per risparmiare. Perché non fare un controllo a Camera e Senato per sapere quanto spendono lì? Sembrano vestiti come le guardie della regina d’Inghilterra… E voglio dire a Giletti che le divise all’Ars le ho cambiate pure io”.

Quanto ha speso?

“Non ne ho idea, sono conti d’amministrazione. Ma i nostri commessi hanno il dovere di essere eleganti, perfetti come nel resto del Mondo. Non possiamo accogliere il presidente della Repubblica e i Capi di Stato in jeans e maglietta. Oggi le nostre divise sono dignitose. Ce n’è pure una da cerimonia. Dobbiamo migliorare anche in questo”.

Giletti le ha rimproverato di aver usato termini come “killer” e “mandante” che – parole del giornalista di La 7 – appartengono ad altre stagioni.

“Anche questa è demagogia. Giletti vada a rileggere cosa è accaduto in quelle stagioni e provi a capire com’è cambiata la Sicilia nonostante il massacro operato dalla mafia. Faccia una trasmissione in cui mostra com’era l’Isola trent’anni fa e com’è adesso. Giletti è un killer nel senso che vuole uccidere la Sicilia, ma un po’ sbadato perché non riesce a centrare il bersaglio. Inoltre, la signorina che ha provato a entrarmi in casa la mandava lui. Quindi, che gli piaccia o no il termine, è lui il “mandante”. Gli ho dato anche del falso, e potrei farle cento esempi per dimostrarlo”.

Questa idea di Sicilia venuta fuori da “Non è l’Arena” l’ha ferita personalmente?

“La mia dignità non cambia di una virgola. Le mie figlie e i miei elettori sanno il lavoro che gli lascio in eredità. Se non era per me la Messina-Palermo non si sarebbe mai fatta; e l’acqua, a Palermo, sarebbe continuata ad arrivare quattro ore ogni due giorni, come vent’anni fa. Saremo dei politici di merda, ma quello che abbiamo fatto negli ultimi anni per la Sicilia è meraviglioso”.

Abbiamo parlato di populismo e ora le do una notizia: anche Forza Italia, alla Camera, ha approvato il taglio dei parlamentari.

“Sono ridicoli, lo scriva. E’ una cosa patetica, il più grande errore mai fatto. Quando in Sicilia abbiamo deciso di dare un taglio ai deputati, ci stava. Novanta erano un po’ troppi. Ma qui li hanno dimezzati. D’ora in poi una provincia come Enna avrà un solo deputato. Non è questo che serve all’Italia. Stiamo abdicando al populismo dei Cinque Stelle, ma anche loro si stanno accorgendo dell’errore”.

In che senso?

“Stanno cominciando a riflettere sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari qua in Sicilia. E’ una cosa che non riguarda nessuno di noi e che si applicherebbe a gente che ha più di 90 anni e non è autosufficiente. Con 600 euro non sarebbero in grado nemmeno di pagarsi la badante. Ma lei pensi se io posso consegnare all’ospizio uno che fatto il presidente della Regione…”.

Forza Italia torna in piazza, il 19 ottobre, con Lega e Fratelli d’Italia. Ma non aveva vinto la linea-Miccichè?

“Sono molto deluso, inutile negarlo. Non so quale sia la strada giusta, ma non ho dubbi che questa sia quella sbagliata. Per andare dietro alla Lega ci siamo ridotti al 5-6%. La nostra gente è diversa”.