Duemila pensionamenti che rischiano di mandare in tilt il sistema-scuola. E’ solo uno degli effetti di “Quota 100”, la proposta della Lega approvata da Parlamento e Consiglio dei Ministri, manifesto – assieme al Reddito di Cittadinanza – di questa prima parte di legislatura gialloverde. Che già da quest’anno permette a chi ha raggiunto 62 anni di età (e 38 di contributi) di andare in pensione. Un duro contraccolpo nel settore pubblico e privato siciliano. Nell’Isola è partita la grande fuga dai posti di lavoro: fino a martedì di questa settimana erano oltre 6mila, stando ai dati di Repubblica, le richieste di pensionamento anticipato. Dal settore pubblico – quindi Comuni, scuole e ospedali, senza considerare la Regione – è arrivato il 41% delle domande. Persino l’Inps, dove si stanno allestendo numerosi sportelli per far fronte alle lunghe file di questi giorni, dovrà salutare dall’1 settembre 287 dipendenti sui circa 2000 che lavorano alla previdenza. Ma i guai sono soprattutto nei comuni, impossibilitati a fare nuove assunzioni. A Palermo, ad esempio, sono già arrivate 80 richieste di pensionamento, che a regime potrebbero diventare 200 o 300. I settori più colpiti saranno quelli già carenti a livello d’organico. Polizia municipale, ma anche dipendenti qualificati e tecnici. Se Quota 100, da un lato, garantisce riposo e benessere a chi lavora da una vita, dall’altro rischia di mandare in frantumi un apparato burocratico e amministrativo già carente. La fine.