Nuova batosta per il governo regionale. Il Consiglio dei Ministri ha impugnato una parte corposa del collegato generale approvato dall’Ars lo scorso luglio. Compresa la norma che sbloccava 140 milioni dell’ultima Finanziaria (quelli legati alla spalmatura del disavanzo con lo Stato), riferiti a numerose categorie regionali come trasporto pubblico, forestali e molti enti “pararegionali”. E’ una nuova bufera dopo quella che nei giorni scorsi ha investito Musumeci e il suo vice, Gaetano Armao, rei di aver portato a galla un altro disallineamento da 400 milioni che ha di fatti bloccato tutte le leggi di spesa da qui a fine anno. Gli articoli colpiti dalla scure romana sono cinque: quello che riguarda gli appalti, quello che proroga le concessioni per le tratte del trasporto pubblico locale, quello che si occupa di dismissione del patrimonio sanitario, quello che eroga 250 milioni alle ex province e soprattutto la norma che aveva scongelato i fondi “bloccati”. Per il governo giallorosso la norma sarebbe incostituzionale perché “tali risorse di fatto non trovano riscontro nel bilancio in quanto correlate alla previsione di minori quote annuali di disavanzo da recuperare deliberate in contrasto con la disciplina armonizzata” prevista dal decreto legislativo 118, quello sulla contabilità pubblica. Per la Regione si tratta di risorse fondamentali, per questo potrebbe scattare il ricordo alla Consulta, con una evidente complicazione dei piani iniziali. Armao, intanto, getta acqua sul fuoco: “Al momento le categorie riguardate dalla spesa congelata e recentemente sbloccata non hanno da temere. La posizione del ministero è una posizione autorevole tanto quanto la nostra e per questo resisteremo davanti la Corte Costituzionale. La nostra attività è stata il frutto di un confronto con il ministero. Le posizioni del governo centrale sono una somma di potrebbe. Continuiamo ad avere un confronto con gli uffici romani nel contesto dinamico in cui ci muoviamo”.