La Regione s’è incartata: dopo l’udienza di parifica dei magistrati contabili, nulla è più come prima. Musumeci e Armao dovranno comparire di fronte alle Sezioni riuniti della Corte dei Conti in composizione speciale, a Roma, per rispondere di una gestione disastrosa; nel frattempo hanno proposto all’Assemblea regionale una variazione di bilancio che prevede tagli per 65 milioni nel 2021. La commissione Affari istituzionali ha detto no: “Abbiamo votato contro – esordisce Giuseppe Lupo, capogruppo del Partito Democratico all’Ars – perché questi tagli colpiscono le categorie deboli. Incidono sui diritti veri della gente e dei lavoratori. A partire dei precari che lavorano nei comuni, o gli ex dipendenti regionali”. Questa manovra, che secondo Lupo denota “una leggerezza e un’approssimazione vergognose”, è il tentativo di rimediare a un errore fatto a monte: “In Finanziaria – spiega Lupo – sono state fatte previsioni di spesa confidando sul riconoscimento di ulteriori risorse alla Regione da parte dello Stato. Ma era poco più di un pio desiderio, perché non c’era nulla – né un negoziato, né una norma, né un’intesa – che lo lasciasse presupporre. La contabilità pubblica si basa su norme di legge, non sui desideri di un singolo assessore”.

Quali sono i tagli più delicati proposti adesso dalla giunta?

“Il fondo quiescenza dei dipendenti regionali, per l’anno 2021, viene decurtato di un terzo (per 10 milioni circa, ndr). Inoltre, hanno tagliato 550 mila euro, su un totale di 2,9 milioni, al Fondo dei lavoratori precari dei comuni in dissesto, che nel frattempo sono aumentati. Sempre a proposito dei comuni, verranno meno 10 milioni di trasferimenti per spesa corrente. Non si può ridurre le risorse in questo modo. Sono tagli che penalizzeranno la pubblica amministrazione più di quanto non lo sia già”.

La stragrande maggioranza dei comuni siciliani non ha ancora approvato il bilancio di previsione. La giunta, a Palermo, ha dichiarato il pre-dissesto e il ministro Lamorgese ha promesso all’Anci un confronto a breve. Con questo clima, è accettabile accanirsi sugli enti locali?

“Non solo è inaccettabile, ma non devono pensarci nemmeno. Le faccio un esempio: qualche giorno fa, in audizione all’Ars, l’Anci ha chiesto di aumentare le risorse per incrementare le ore di lavoro dei precari dei comuni in dissesto. E’ successo esattamente il contrario. Le variazioni di bilancio non solo non contengono un aumento, bensì una decurtazione di quasi il 20%. Il governo regionale non ha più idea di quale sia la realtà della Sicilia. Da una parte c’è palazzo d’Orleans con le fiere d’Ambelia; dall’altra una terra che soffre. Sono due mondi scollegati”.

L’ultima polemica è stata sollevata da Confindustria, che lamenta lo stop ai bandi europei. Manca la parte di co-finanziamento da parte della Regione (il 7% rispetto alla spesa comunitaria prevista). Così è stata richiesta una sessione straordinaria all’Ars.

“Gli industriali hanno ragione. Ma non dipende dall’Assemblea regionale: noi non abbiamo ricevuto alcuna proposta da parte del governo per rimpinguare il capitolo destinato al co-finanziamento (l’emendamento è giunto in commissione bilancio solo questa mattina, giovedì ndr). L’unica proposta che ci è pervenuta, con le variazioni di bilancio, riguarda un miliardo e mezzo di tagli in tre anni. Dispiace ribadirlo, ma tutte le previsioni finanziarie si sono rivelate sbagliate: bisognava mettere più soldi e sbloccare la spesa comunitaria, creando investimenti, sviluppo e lavoro. Invece hanno fatto una valutazione in deficit, che adesso non gli consente di co-finanziare. E’ inutile tentare di scaricare le proprie responsabilità sul parlamento”.

Armao è impegnato a ridiscutere con Roma il contributo della Sicilia alla finanza pubblica e, parole sue, a “riparare i danni del governo Crocetta”. Sull’attuale situazione finanziaria pesano gli errori del passato?

“Nessuno è perfetto. Non dico che il governo Crocetta abbia indovinato tutto, ma quello che sostiene Armao è ridicolo: l’ultimo accordo con lo Stato l’hanno firmato lui e Musumeci. Quando sono venuti a riferire all’Ars, l’hanno spacciato come un ottimo accordo, ma i risultati sono devastanti. Evidentemente non lo sanno gestire. Solo i governi incapaci scaricano le responsabilità su chi c’era prima. Questo può durare una settimana, un mese, un anno. Ma dopo quattro anni non si può più sentire. Chi ha vinto le elezioni ha il dovere di risolvere i problemi”.

Per coprire le falle segnalate dalla parifica della Corte dei Conti servirà un assestamento di bilancio?

“Me lo sarei aspettato prima della chiusura estiva, ma non c’è ancora nulla. Il nostro è un bilancio in sospeso. Il governo ha presentato delle controdeduzioni alla Corte dei Conti, ma sembra voler negare l’evidenza. I magistrati, fotografando la realtà, hanno messo a nudo una situazione molto più critica di quella che presenta la Regione”.

Servirà un altro intervento da parte di Roma, è inevitabile…

“Non può diventare una pretesa: della serie “i soldi non mi bastano, dovete darmene di più”. Questa è una rivendicazione infondata che non serve a nulla”.

Un suo collega del Movimento 5 Stelle, l’on. Sunseri, ha riportato a galla gli enormi sprechi dovuti alla mala amministrazione di società ed enti controllati. E’ mai stato fatto un tentativo di riqualificazione della spesa in questo ambito?

“Il collega ha fatto un ottimo lavoro. Ma anche noi ci siamo mossi con atti ispettivi, cercando di intervenire laddove possibile. Dal parlamento, però, non è facile capire qual è la realtà interna a singoli enti e società. Possiamo limitarci all’esame dei bilanci, ma sugli atti di gestione non siamo pienamente coinvolti. Il controllo reale dovrebbe farlo il governo. Per ogni ente o società partecipata c’è un assessorato che ha l’onere di esercitare la vigilanza. Ecco: da parte del governo questa vigilanza non c’è stata. E anche le scelte del management, con le dovute eccezioni, si sono rivelate inadeguate”.

Quanto graverà sui prossimi governi l’attuale situazione economico-finanziaria della Regione siciliana?

“La cosa tragica – al di là di chi vince o di chi perde – è che graverà sui siciliani. I danni che si stanno facendo oggi sono di gran lunga superiori a quelli fatti da Crocetta. Anche Crocetta può dire di aver ereditato i danni di Lombardo o Cuffaro. Ma chi arriva deve cercare di fare di meglio, invece qui si sta facendo di peggio”.

Il Pd riapre alla società civile. Qual è il messaggio lanciato dalla pre-agorà democratica con Enrico Letta e dagli Stati Generali convocati alla Zisa di Palermo?

“Che esiste una società che ha voglia di cambiare. E andare oltre l’incubo della gestione Musumeci, che sta togliendo speranza alla Sicilia, colpendo le imprese, il mondo del lavoro, i servizi, i comuni e ogni prospettiva di sviluppo, anche sul piano strategico e di crescita. C’è una società che vuole reagire, riorganizzarsi, anche collaborando coi partiti. La pre-agorà è stata una bellissima esperienza di partecipazione che va oltre il Pd, coinvolge volontariato, sindacati, associazioni, liberi cittadini. Anche gli Stati generali hanno creato una connessione ancora più forte tra il mondo del lavoro, del volontariato, dell’associazionismo e i movimenti politici del centrosinistra che secondo me sono l’asse portante di una svolta autentica e del cambiamento. Mi ha fatto molto piacere la presenza dei colleghi del Movimento 5 Stelle”.

Di questa asse portante può fare parte anche Forza Italia? Il Modello Draghi vi insegue anche in Sicilia.

“Penso che si debba partire da un’alleanza fra Pd e Cinque Stelle, ma che ci si debba confrontare con tutte le forze europeiste. Per me lo spartiacque è quello: chi è contro l’Europa non può aiutare il Paese e la Sicilia. Fin qui la Lega ha assunto posizioni anti-europeiste che non fanno bene alla Sicilia, per cui non può essere un interlocutore. Siamo disponibili a parlare con Forza Italia di programmi e proposte concrete, purché abbia il coraggio di prendere le distanze dalla Lega”.

Aggiornamento: la proposta per rimpinguare il capitolo del co-finanziamento alla spesa europea, è stata discussa e approvata stamattina, sotto forma di emendamento, prima in commissione Bilancio e poi a Sala d’Ercole. Vale 15 milioni di euro. “Una cifra comunque insufficiente – secondo Lupo -: per questo chiediamo sia incrementata di almeno altri 10 milioni per poter cofinanziare la totalità dei progetti comunitari, sbloccando investimenti a sostegno delle imprese ed evitando il disimpegno di fondi europei”. “Resta un dato politico – aggiunge – anche oggi la maggioranza ha dato pessima prova di sé considerato che solo 20 dei deputai che sostengono il governo Musumeci hanno votato a favore della legge, che è stata approvata grazie alla decisione delle opposizioni di astenersi garantendo, dunque, il numero legale”.