Dimenticare Catarella? Giammai. Non si può rinnegare il personaggio che ti ha dato il massimo della popolarità, che ti è scoppiato inaspettatamente tra le mani come un’icona della tv-letteratura, che è immortalato come una figurina nell’album dell’immaginario collettivo del “giallo” nostrano. Però, ogni tanto, svestirsi di quella divisa da assistente di Polizia, parlare un italiano corretto e fluente sebbene sempre verace e lontano da ogni accademica dizione, senza quell’intercalare che s’è trasformato in un modo di dire e non solo per gli aficionados di Camilleri («di persona personalmente») deve fare l’effetto di una settimana in un centro benessere dopo un anno di snervante lavoro.

Invece che andarsene in un centro benessere, tra sauna e massaggi, Angelo Russo, classe 1961, ragusano d’origine, professione attore, s’è fiondato su una pista da ballo: certo, un salon de bal un po’ particolare, quello di Ballando con le stelle all’Auditorium Rai del Foro Italico, Roma. L’hanno già fatto, in cerca di rinnovata fama, alcune star e starlette cui stava per appannarsi la biografia, con un curriculum quasi in via d’esaurimento, con un’agenda magari d’improvviso non troppo affollata di impegni. Lui, di sicuro, non ha bisogno di popolarità. Lo dicono perfino le repliche della fiction in onda in queste settimane, un miracolo d’ascolti. Lo ha fatto piuttosto per mettere alla prova se stesso, oltre che l’attore: per dimostrare che anche i “cicci” – se ci mettono buona volontà – possono acquistare se non proprio l’agilità plastica di un Nureyev o di un Bolle almeno quella grazia che, intinta nell’ironia e non nella parodia, fa del ballo un modo tra i più divertenti ed energetici per produrre endorfine. E anche per scendere da quella nicchia di ruspante comicità, da quell’altarino di tenero, infantile impaccio, dove Camilleri e il suo Montalbano l’hanno piazzato. Via la divisa e via la fondina, allora, via le rigide calzature in cuoio con cui rispondere al comando con un battito di tacchi e sì alla scarpe in nylon o in pelle scamosciata buone per scendere in pista.

Catarella-dance sta conquistando un pubblico inatteso come inatteso era nelle prime puntate di Montalbano – vent’anni or sono – quello di Catarella-comandi, signor commissario! Non c’è nemmeno pericolo – in virtù della dimensione familiare, paciosa, domestica di Angelo Russo – che nasca una fiammante love story con la sua coach, la bellissima e sinuosa ucraina Anastasia Kuzmina che, con quel nome più da agente segreto che da ballerina, pare abbia fatto invaghire di sé molti degli allievi passati tra le sue braccia nel talent di Milly Carlucci.

E così tra un cha-cha-cha e una rumba, Catarella-dance spopola. Lo aveva promesso, d’altronde, all’inizio dell’avventura: «Ce la farò a dimagrire, a ballare, a stupirvi». Finora ha centrato tutti gli obiettivi: la bilancia è scesa da 95 a 89 chili, ballare ha ballato e anche con una certa padronanza e ha certamente stupito. Complice, per quest’ultima impresa, la sua sincerità d’artista e di uomo. Con deferenza, ma senza piaggeria, si rivolge alla terribile giuria dello show con frasi tipo «è come se mi avessi fatto una carezza» oppure «è come se mi avessi dato uno schiaffo» nel caso siano stati generosi oppure tirchi di voti. O ancora con autoironia del tipo «bello ci sono nato, brutto sono diventato». Bello non sarà ma nemmeno brutto, Russo-Catarella, è tondo di pancia ma le gambe sono magre e in pista sembrano addirittura saettanti. Nell’ultima puntata ha sfiorato l’eliminazione ma il responso si avrà solo sabato prossimo, rinviato la scorsa settimana ad orario più acconcio perché, nella coppia sfidante, il rivale è un ragazzo di 17 anni sul quale, come Cenerentola, le telecamere devono spegnersi entro la mezzanotte.

Dovesse andar male, avrà comunque vinto la sua scommessa, come quando era ragazzino e voleva fare l’attore e, a dispetto dei genitori, partì per Roma fino a che non ci riuscì, anche a costo di dormire per mesi – soldi non ce n’erano – in un campo nomadi dove scoprì tutta la trasversale, multietnica solidarietà di questo mondo. Sempre mettendoci la faccia (stavolta tutto il corpo), in prima persona. Anzi, di persona personalmente.