Il bip del messaggio contenente uno screenshot interrompe la piacevole apatia di una domenica pomeriggio quasi estiva.

E’ la foto di un annuncio: Giovanni Falcone testimonial di una nota marca di cravatte. A lanciarlo la Fondazione che porta il suo nome.

“Dai – rispondo – è un fotomontaggio, uno scherzo e pure di cattivo gusto”.

“No – mi risponde il mittente – è tutto vero, vai a guardare”.

Vado a guardare, è tutto vero. Il giudice ucciso dalla mafia «amava le cravatte – si legge – ma la sua vita blindata gli impediva di andare a fare shopping». Così la nota azienda di cravatte ha deciso di riprodurre quella indossata da Falcone in una foto in cui “ride felice”. E ne incoraggia l’acquisto, attraverso la pagina ufficiale della Fondazione Falcone “costituita a Palermo – si legge nelle informazioni – il 10 dicembre 1992 con lo scopo di promuovere la cultura della legalità nella società e nei giovani”. Oggi, invece, ha deciso di promuovere la vendita di cravatte. E alle richieste dei possibili acquirenti risponde Gennaro, lo store manager del celebre marchio. Manca solo l’hashtag #accattativill.

E non è tutto, perché il bello deve ancora venire.

«Chi l’acquisterà – recita l’annuncio – finanzierà un progetto e soprattutto dimostrerà da che parte sta!». Da che parte sta.

Se alla storia di Falcone-testimonial di cravatte come un Maurizio Costanzo qualsiasi si poteva pure soprassedere (certa antimafia in questi anni ci ha abituato a tutto), a quel “soprattutto dimostrerà da che parte sta!” invece no.

Impossibile far finta di niente. Ma che significa? Che vuol dire? E’ necessario acquistare la cravatta che tanto piaceva al giudice assassinato a Capaci per dimostrare di stare dalla parte giusta, quella della legalità?

Così decido di commentare con un serafico “Io non la comprerò. Da che parte sto?”, in attesa di una risposta che non arriverà mai. Commento, infatti, subito cancellato e il mio profilo bannato. Non potrò, insomma, più interagire con la pagina della Fondazione. Solo perché ho osato scrivere qualcosa di scomodo. E’ questo il modo di promuovere la cultura della legalità? Sono sicuro che Giovanni Falcone – lui che ascoltava tutti, critiche e attacchi, sempre con il sorriso – si aggiusterebbe il nodo della cravatta, si schiarirebbe la voce e farebbe un enorme cazziatone a chi gestisce quella pagina.