“Se noi diciamo ‘Musumeci o morte’, sarà lui il candidato”. Parole e musica di Ignazio La Russa, in un’intervista di questa mattina a ‘La Sicilia’. Segnale che Giorgia Meloni, in virtù dei sondaggi che lanciano Fratelli d’Italia nell’Eden della politica italiana, e alla prospettiva di poter concorrere per palazzo Chigi, si atteggia a ‘padroncina’ del centrodestra anche nell’Isola. Anche se ha capito, Giorgia, di avere tra le mani una questione assai spinosa. Gli “alleati di sempre” non vogliono più Musumeci: “Il candidato si decide in Sicilia”, è il refrain per togliere il controllo alla Meloni. Così la leader di Fratelli d’Italia, con un giochetto di strategia che ha stancato persino Berlusconi, prova a infastidire la concorrenza per prendersi ciò che non le tocca.

Il tentativo di mettere in bocca al Cav. parole mai pronunciate sull’apprezzamento per il bis di Musumeci, come accaduto al termine dell’ultimo vertice di Arcore, ha richiesto da parte di Berlusconi una smentita secca e indispettita. Ma non è tutto. All’incontro di Villa San Martino, proprio La Russa – presente in qualità di colonnello ed esperto di questioni siciliane – avrebbe chiesto al vecchio Silvio di rimpiazzare Micciché alla guida di Forza Italia nell’Isola. Magari con il catanese Marco Falcone, già commissario azzurro in provincia di Catania. L’ipotesi che ciò potesse avvenire in trasferta, ad Arcore, ficcando il naso in questioni che a Giorgia non appartengono, ha suscitato le ire di Berlusconi, che nel corso di un’interlocuzione telefonica con Micciché gli ha confermato la sua “piena fiducia”, aggiungendo una postilla: “Questi vorrebbero venire a comandare a casa mia. Ma chi si credono?”.

Il rapporto con il leader regionale di Forza Italia è stato rafforzato da una foto scattata insieme durante l’appuntamento di ieri alla Mostra d’oltremare, a Napoli, dove Berlusconi ha intrattenuto la platea con il suo intervento dal vivo. Durante il quale, ovviamente, non si è parlato di Sicilia. In Sicilia la questione è palesemente chiara: si attende il 13 giugno, con annessi i risultati di Palermo e Messina, per tornare a parlare di Regionali. Nonostante le insolenze di Fratelli d’Italia, che continua a palesare sondaggi dell’ultimo minuto ultrafavorevoli a Musumeci. “Non c’è un candidato migliore. Se ci fosse ce l’avrebbero dato”, sostiene ancora La Russa. Che poi avanza una certezza: “La nostra previsione è che, non avendo loro nomi all’altezza” – con riferimento a Lega e Forza Italia – “si arriverà comunque a Musumeci. Ma perché arrivare ad agosto a un accordo che possiamo chiudere subito, senza correre il rischio di un candidato depotenziato? Ci siamo passati con Fitto in Puglia: stravincente nei sondaggi, ha perso perché gli elettori della Lega hanno creduto ai loro dirigenti che dicevano: ‘Fitto non vince’. Una profezia che si autoavvera”.

Qui le uniche profezie provengono dai sondaggi. In quelli della Meloni, stranamente, Musumeci vince. Anzi, dilaga. In quelli di Berlusconi e Salvini, invece, Musumeci perde. O, quanto meno, rischia. Restano in sospeso le altre questioni. Dall’operato di quattro anni che un opuscolo, quello appena pubblicato dal “governo del fare”, fatica a ricostruire; passando per le tensioni col parlamento e coi partiti di centrodestra, motivo per cui tutti vogliono tenersi alla larga dal colonnello Nello. Anche se per una volta La Russa sembra aver colto l’antifona: “Alcuni dei detrattori mi dicono che ‘Musumeci non ci fa toccare palla’. Io ne ho parlato con lui di questa tendenza a essere accentratore. Gli ho detto: ‘Le cose devono cambiare. E lui mi ha assicurato: ‘Sono pronto a cambiare’”. Se bastasse una promessa da marinaio, non saremmo qui a discuterne. Ma è la fiducia ad essere venuta meno.