“Ho mandato un bel mazzo di rose al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Quando le ha viste, un commesso ha esclamato: ‘Finalmente qualcuno è riuscito a piegare l’impertinente De Luca’. Ma si sbagliava. Non l’ho mandato per farmi perdonare, ma per ringraziarla della denuncia per vilipendio“. Cateno De Luca, intervenuto ieri sera in diretta a “Non è l’Arena” di Giletti, su La 7, è sempre più protagonista. “Ma perché s’è beccato la denuncia?” chiede il conduttore, alla disperata ricerca di aneddoti. “Perché ho mandato a fare in cu… il Ministero” ha risposto il sindaco, pavoneggiandosi. In realtà aveva parlato pure di depistaggio di Stato, riferendosi ai controlli – eccessivamente blandi – agli imbarcaderi: “Sa, Giletti, cos’è successo? Che mentre il Viminale dice che è tutto apposto, io e la Polizia di Stato denunciamo dieci persone perché non sono in possesso di regolare autocertificazione”.

Il tentativo di bloccare “fisicamente” lo Stretto di Messina, l’inseguimento alla vecchia Renault 4 scassata, l’utilizzo dei droni con la sua voce (“Ma dove ca… vai? Si finìu u babbiu”) per incentivare i messinesi a rimanere a casa: fa tutto parte del personaggio, ma in questo momento storico paga dividendi. A livello di popolarità, senz’altro (alle sue dirette Facebook si collegano centinaia di migliaia di persone). Poco importa che De Luca, per la sua condotta poco reprensibile, si sia beccato una denuncia per vilipendio dalla titolare del Viminale, per il fatto di aver offeso le istituzioni: “Ci vediamo in tribunale – ha detto alla Lamorgese – Se questo è un avvertimento, sappia che io vado avanti”.

Una denuncia è robetta rispetto alle apparizioni televisive, e alla richiesta di fan adoranti che già lo immaginano prossimo governatore (Musumeci sta perdendo la partita, è chiaro). Non c’è trasmissione nazionale dove De Luca non abbia messo piede: la Palombelli, che lo ha intercettato in diretta durante l’occupazione dello Stretto, gli ha dedicato una serata intera. Mattino Cinque, dopo averlo pescato a bordo del traghetto durante la traversata da Villa San Giovanni, gli ha messo una troupe alle costole. Prima di Giletti era stato pure il turno della D’Urso. De Luca everywhere. De Luca forever. De Luca che sa fare, mentre gli altri no: “Istituendo il reato di lesa maestà – ha detto ancora da Giletti – vogliono mettere il bavaglio al territorio che li accusa di non saper fare le leggi. Non ci si rende conto di cosa vuol dire legiferare se non si è mai amministrato un condominio”. Lui, che prima di Messina aveva già fatto il sindaco (altrove) e il deputato all’Ars, immagina il prossimo passo: diventare presidente della Regione.