“Alcuni deputati potevano aprire un contenzioso su questa norma. Ho chiesto in maniera importante se era possibile non farla” ma “non ho voluto mettere a rischio i componenti del Consiglio di presidenza”. Il day after è quello del giudizio. Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars, prova a smarcarsi da una scelta ritenuta impopolare. Ma è troppo tardi: gli occhi dell’opinione pubblica (e della politica italiana) sono puntati sull’Assemblea regionale siciliana, fresca di adeguamento Istat. Lo “scatto” porterà un aumento di 900 euro al mese per 70 parlamentari.

Galvagno conferma che non c’è stata alcuna interferenza da parte di Meloni o La Russa, “ma è anche vero – spiega a ‘Il Giornale di Sicilia’ – che il partito a livello nazionale ha una direzione differente rispetto a queste questioni. Ma entrando nel merito della fattispecie non potevamo trovare uno strumento normativo che potesse annullare questo adeguamento”. Cateno De Luca aveva presentato un emendamento abrogativo, respinto a maggioranza col voto segreto: verrà riproposto come disegno di legge autonomo da mettere ai voti. Ma c’è anche una proposta del capogruppo di FdI, Giorgio Assenza, per cancellare l’adeguamento delle spettanze dei deputati all’indice di inflazione. Galvagno ci rimugina sopra: “Io sarei per dare questi soldi ad un’associazione terza e non politica, come l’associazione della stampa parlamentare, le Misercordie o Emergency”.

Continua nella sua crociata anti-populista, invece, Gianfranco Miccichè. In un’intervista a Repubblica l’ex presidente dell’Ars asserisce che “un tempo esisteva la scala mobile e lo Stato decideva il paniere: il prezzo di quei prodotti restava invariato per anni. Oggi non è più così ed è previsto l’adeguamento Istat”. Anche per la politica? “Sì. Ed è legittimo. Solo che qualunque cosa faccia la politica, viene demonizzata. Soprattutto in Sicilia. Perché Fratelli d’Italia da Roma non ha chiamato il Lazio o l’Umbria che pure hanno fatto l’adeguamento? Perché in Sicilia fa più scandalo…”.