Ha trovato la corsia dell’autostrada sbarrata da un grande pino che ostruiva l’intera carreggiata. E’ morto così, schiantandosi contro l’albero, Francesco Vincenzo Maniaci, 43 anni, medico legale a contratto che lavorava all’Inps di Trapani. Era partito alla 5 da Sant’Agata di Militello (Me), il suo paese, per raggiungere il posto di lavoro distante 240 chilometri. Il medico, che era anche specialista ambulatoriale all’Asp 5 di Messina, all’altezza di Campofelice di Roccella si è trovato all’improvviso la strada ostruita dal fusto caduto poco prima sulla sede stradale. Per lui non c’è stato nulla da fare.

Scenario di questa fine atroce è la Palermo-Messina, meglio nota come l’autostrada della vergogna. Il concessionario, manco a dirlo, si chiama Consorzio Autostrade Siciliane, che gestisce pure l’A18 (Catania-Messina). Il medico è morto sul colpo. Per estrarlo dall’auto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Palermo. Gli agenti della polizia stradale di Buonfornello hanno compiuti numerosi rilievi per stabilire la dinamica dell’incidente e le cause del crollo del pino. Le indagini sono coordinate dalla procura di Termini Imerese che dovrà stabilire se vi siano responsabilità da parte dell’ente gestore nella manutenzione degli alberi che costeggiano l’autostrada. “Ci sono indagini in corso – dicono dal Cas – Al momento non possiamo dire altro”.

Ma c’è una lunga cronostoria a confermare le inefficienze del Consorzio, che negli ultimi anni è stato investito da numerose inchieste con al centro le accuse per corruzione. Nel giugno del 2020 un paio di funzionari sono arrestati dalla Direzione investigativa antimafia per aver truccato una gara d’appalto. Successivamente, ha suscitato scandalo la gara per il servizio antincendio: la Dia arrestò un dirigente in pensione e tre imprenditori, accusati di aver brigato per redigere un bando su misura. Anche il secondo bando, dopo la riscrittura, fu impugnato da un iniziativa del Pd perché i requisiti d’assegnazione non si erano scostati di molto dal precedente.

Nel marzo 2021 è arrivato il sequestro di 22 fra cavalcavia e viadotti da parte del gip di Messina. Finirono sotto inchiesta per omissione di lavori il direttore dell’epoca Salvatore Minaldi, il suo predecessore Salvatore Pirrone, l’ex dirigente Giovanni Raffa e Alessia Trombino, capo della segreteria tecnica della presidenza della Regione. Mentre il nuovo direttore Nasca, che dal prossimo gennaio va in pensione, ha dovuto disinnescare uno scandalo parentopoli nei concorsi. I bandi sono stati sospesi e poi revocati, tranne quelli per le categorie speciali e gli esattori.

Oggi c’è grande attesa per la nomina del nuovo direttore: alla procedura di selezione si sono presentati in 29 fra cui Antonio Belcuore, che la Regione aveva messo a capo della Camera di Commercio del Sud-Est, l’ente camerale che determina le politiche di Sac, gestore di Fontanarossa. Uomo legatissimo al deputato acese di Forza Italia, Nicola d’Agostino, per cui molti fanno il tifo. Toccherà a Belcuore, o a chi per lui, spiegare come siano stati usati i 53 mila euro assegnati a una confraternina di pagnottisti per la gestione trimestrale dei social. L’obbietivo dichiarato? postare su Facebook, su Instagram o su Whatsapp qualche post con notizie e curiosità relative alle tre autostrade che, tra tanti buchi di bilancio e tante buche nell’asfalto, collegano Palermo a Messina, Catania a Messina e Siracusa a Gela.