In questa vicenda impastata della Ragusa-Catania, che negli ultimi giorni ha fatto registrare la marcia lenta delle istituzioni lungo un’arteria spesso ribattezza “strada della morte”, la certezza è solo una: che non esistono certezze. Non potrebbe dirsi altrimenti di un progetto tenuto a bagnomaria per vent’anni e che il nuovo governo Lega-Cinque Stelle ha fatto esplodere in tutta la sua contraddittorietà. Prima, alla vigilia di Natale, convocando i sindaci a Roma – dalla ministra Barbara Lezzi – e annunciando in una blasonata diretta Facebook, che l’opera sarebbe stata approvata dal Cipe (il comitato interministeriale per la programmazione economica) entro il 10 gennaio. E poi con le frenate degli ultimi mesi, che hanno sconfessato la linea dei Cinque Stelle – “è un’opera improrogabile, un asset per il territorio” – ponendo all’ordine del giorno un tema di carattere non secondario: la sostenibilità finanziaria di questi 68 km di superstrada, lasciati in mano a dei privati.

Peccato non averlo detto subito. A margine della protesta e di decine di tavoli non risolutivi, a fare chiarezza ci ha pensato il ministro Toninelli (è tutto dire). Che all’ennesimo Cipe ha deciso di giocare a carte scoperte: “L’unica soluzione ragionevole e possibile – ha spiegato la deputata regionale grillina, Stefania Campo, riportando la proposta del collega di governo – è realizzare l’opera a totale carico delle finanze pubbliche, in coerenza con le indicazioni del Cipe stesso”. Fuori il concessionario – la Sarc del gruppo Bonsignore – che per anni aveva studiato nel dettaglio ogni minimo passo da compiere, scontrandosi con la burocrazia e l’inconcludenza della politica. Adesso tocca allo Stato e nella fattispecie all’Anas – più volte redarguita dal governatore Musumeci e dall’assessore alle Infrastrutture Falcone – mettere le mani in pasta. Secondo una prima lettura, la realizzazione dell’autostrada a carico dello Stato consentirà una gestione pubblica dell’infrastruttura, una responsabilità unica in capo all’Anas per lo svolgimento dei lavori, il superamento di ogni rischio legato al complicato piano finanziario della ditta privata e, soprattutto, l’azzeramento del pedaggio. Su quei 68 km, in altre parole, si viaggerà gratis. Fin qui la tesi dei Cinque Stelle.

Inoltre, si legge nella velina della Campo, “l’autostrada Ragusa-Catania sarà realizzata senza ritardi”. Anche, se in realtà, i cantieri non sono mai partiti. Figurarsi sapere quando verranno smontati. Si spera il primo possibile, ma secondo il comitato dei sindaci passeranno 3 o 4 anni dalla posa della prima pietra. Lo stesso Davide Faraone, attuale segretario regionale del Pd che ha partecipato qualche giorno fa alla marcia della protesta (trasversale), aveva detto che con i governi del centrosinistra, e Delrio ministro delle Infrastrutture, si era già arrivati all’esproprio dei terreni. Poi il blackout. E che questo ritardo, oltre a impedire alla provincia di Ragusa, l’unica provincia italiana senza un chilometro d’autostrada, di venir fuori dall’anonimato, risulta ormai intollerabile. Tipico di chi prende tempo perché le opere non vuole farle (e i 5 Stelle in questo hanno mostrato una qual certa coerenza, vedasi Tav). Persino la Regione si era offerta di rilevare il progetto e farlo eseguire al Cas, ma venne stroncata dalla Lezzi: “Solo logiche politiche” disse allora il Ministro per il Sud.

Ora no, nessuna logica. La Campo, rivendicando la paternità della “trovata” e la bontà della stessa, ha specificato nella sua nota che “questa proposta del governo Conte e del ministro Toninelli è una scelta politica di grande coraggio e di straordinaria attenzione al nostro territorio e al lavoro fatto in questo lembo iper-produttivo della Sicilia. Si tratta di un grande riconoscimento per tutta l’area degli Iblei”. In questa fase, stando alla deputata, è già “in corso una fitta e proficua interlocuzione fra il concessionario Sarc (Società autostrada Ragusa Catania) e il ministero, tramite l’Anas, per la cessione della progettazione e delle attività connesse, dalla ditta privata allo Stato. In questo contesto, di delicata contrattazione economica, altresì, non si comprendono certe dichiarazioni rilasciate alla stampa da esponenti politici che dovrebbero esclusivamente ‘remare’ in favore dei propri concittadini e della buona riuscita della contrattazione per le casse stesse dello Stato, e quindi dei soldi di tutti noi semplici cittadini. Continuare ad alimentare tensione e fare pressing mediatico significa, in questo precipuo momento, dopare la contrattazione in favore della ditta privata”.

A qualcuno queste mosse dei Cinque Stelle sono parse una presa in giro. Ad esempio a Nello Dipasquale, braccio destro di Davide Faraone, deputato regionale del Pd. Ma anche ex sindaco di Ragusa, che questa storia la conosce a menadito avendo avuto lui, per primo, l’idea di un project financing da 1,3 miliardi di euro che cascò nelle mani del privato: “Vogliono realizzarla a totale carico pubblico, ma non ci dicono quanto verrebbe a costare e da dove prenderebbero quelle somme. Ci dicono, inoltre, che vogliono comprare il progetto dal Concessionario (che, lo ricordo, ha vinto una gara) e anche in questo caso non sanno dire quanto costerebbe e da dove attingerebbero per farlo. Infine affermano che vorrebbero affidare tutto all’Anas: lo stesso ente che il ministro Toninelli ha lasciato intendere di disprezzare e di voler cambiare ora è la soluzione ad ogni problema. La verità è che si è fermi al mese scorso, non c’è nessuna novità rilevante se non il lampo di genio di questo Governo di non cancellare un’opera come la Ragusa-Catania a ridosso dell’appuntamento elettorale europeo per non perdere consensi. Sospetto che l’unico a cui andrà bene sarà il concessionario: gli pagheranno il progetto e, molto probabilmente, lo Stato lo dovrà risarcire per il tempo perso e per il mancato guadagno. Se andrà a finire davvero così, presenterò una denuncia alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica che penso saranno molto interessate a tutta questa vicenda”.

E mentre le carte bollate rischiano di far saltare il banco, il più realista di tutti – ma anche il meno interessato alla propaganda e alla campagna elettorale – è l’attuale sindaco di Ragusa, Giuseppe Cassì. Che dei Cinque Stelle ha preso il posto un anno fa al palazzo comunale: “Secondo il Ministro non ci sarà un allungamento dei tempi di realizzazione e il costo del pedaggio sarà ridotto. Si è quindi rinviato ad un nuovo Cipe, a data da destinatari, in attesa che le parti trovino un accordo sul prezzo di cessione e che si mettano a punto i dettagli dell’operazione. Nei prossimi giorni ne sapremo di più, conosceremo anche la versione del concessionario, e potremo meglio valutare la portata della decisione. Rimarremo comunque vigili e continueremo a tenere una pressione costante” conclude Cassì, che di viaggi a Roma, per capire come andrà a finire questa triste storia, ne ha già fatti abbastanza. E anche lui, di certezze, nemmeno l’ombra.