Ci sono domande a cui Musumeci, nel corso del dibattito di giovedì sera all’Ars, non ha risposto: “La manipolazione dei dati sull’epidemia ha messo a rischio la sicurezza e la salute dei siciliani? C’è qualcuno che è morto per la mancata adozione di provvedimenti tempestivi?”. A chiederlo al presidente della Regione è Antonello Cracolici, deputato del Partito Democratico, che in aula aveva parlato di “perdita di credibilità” da parte dell’istituzione regionale. Un’accusa respinta da Musumeci col riferimento ai legami fra il governo precedente, di Rosario Crocetta, e il sistema Montante, la cui cinghia di trasmissione era rappresentata dal senatore Lumia. Una controffensiva che non sembra turbare Cracolici, che di quel governo fu anche assessore all’Agricoltura: “Questa reazione, infantile e isterica, l’ho già liquidata in parlamento con un sorriso”.

Ma attiene a una questione seria: la presenza di un governo parallelo e di un sistema politico piegato ai bisogni di un imprenditore.

“Non voglio fare una graduatoria di cosa è più o meno importante da un punto di vista scandalistico. Lì siamo in presenza di eventuali reati che devono essere giudicati da tribunali. Qui, di dati che attengono all’offesa dell’opinione pubblica.  La tecnica utilizzata da Musumeci per uscirne fuori è la solita: di fronte a un tema posto nei confronti della sua azione di governo, risponde che è colpa di chi c’era prima. Scarica sul passato le inefficienze del presente. Di fatto, sottraendosi a una valutazione di quanto sta accadendo in Sicilia dopo che è emersa la vicenda della ‘spalmatura’”.

Cosa sta accadendo in Sicilia?

“Che è stato messo in discussione il presupposto fondamentale: cioè la credibilità dell’amministrazione. La sua terzietà, il suo essere al servizio dell’interesse pubblico generale. Sono stati falsati dei dati, non abbiamo più certezza di quello che fino a ieri appariva certo. Tutto questo a causa di un disastro organizzativo che è figlio di una logica prevalente: l’interesse politico”.

Il presidente della Regione ha detto che non c’era alcuna ricerca del consenso, dato che era lui per primo a chiedere l’adozione di misure restrittive. Perché avrebbe dovuto falsificare i dati?

“Questo attiene all’aspetto giudiziario e io non entro nel merito. Ma chi oggi ha il compito di dirigere la macchina, deve assumersi la responsabilità di non aver saputo garantire la terzietà della pubblica amministrazione. Fra l’altro non è nemmeno la prima volta”.

Si spieghi.

“Io ricordo che a giugno, quando la pandemia in Sicilia era un fenomeno contenuto, 800 persone risultavano ancora contagiate pur non essendolo da settimane. In quel momento si utilizzavano i numeri per far leva sulla paura dell’opinione pubblica – che c’era – e chiedere provvedimenti militari. Dicendo che bisognava mettere i soldati per strada, dando un’idea di coprifuoco permanente. Nei mesi successivi, subentrò la tesi che erano i migranti a portare il virus… Vede, la guerra si vince in due modi: con le armi e con la comunicazione. Ma spesso questa comunicazione dissente dalla realtà, e viene utilizzata per cercare di orientare”.

Più di recente, però, il governo ha chiesto l’introduzione della zona arancione e della zona rossa, anticipando i dati e i provvedimenti del Ministero.

“Questa storiella è vera in parte. Ricorda che putiferio quando, a novembre, ci decretarono zona arancione? L’applicazione di ulteriori restrizioni era intesa come un giudizio sul governo più che un segnale di pericolo per la salute pubblica. Infatti, in questi mesi, abbiamo oscillato tra giornate in cui chiedevamo la presenza dell’esercito nelle strade, e altre, in cui il governo sembrava ispirarsi ad Angela da Mondello, arrivando ad assumere un atteggiamento quasi negazionista. Prenda il caso La Rocca: in quel famoso audio, fu il dirigente – non io – a sollecitare i direttori generali affinché caricassero sulla piattaforma tutti i posti letto, compresi quelli non ancora disponibili, dicendo che sarebbero serviti ad evitare la zona rossa”.

Musumeci ha detto pure che il caricamento dei dati è di competenza degli uffici periferici, non dell’assessorato alla Salute. Che ci sia una responsabilità della dirigenza, si evince dalla sua richiesta di rimozione della dottoressa Di Liberti, capo dipartimento dell’osservatorio epidemiologico.

“Non giudico l’aspetto penale: spero che la Di Liberti sia in grado di dimostrare che non volesse dire quello che ha detto. Ma mi colpisce quando afferma che bisogna spalmare ‘perché me lo chiede l’assessore’. Non esiste. Non si può esercitare la propria funzione burocratica nascondendosi dietro i desiderata – giusti o sbagliati – dell’amministrazione politica. E’ un gravissimo atto di infedeltà, che non garantisce la terzietà della pubblica amministrazione. Se la dirigenza perde la propria funzione regolatrice, è finita. Nessuno si illuda che servire il governo significhi garantirsi l’immunità”.

Con questo cosa vuole dire?

“Che il tema dell’autonomia dei dirigenti e della pubblica amministrazione è fondamentale per il futuro di questa Regione. La vicenda di Trapani, invece, ci mostra il rischio di una deriva della burocrazia asservita alla politica”.

Di cosa è responsabile Musumeci?

“Musumeci dimentica che è il commissario per l’emergenza Covid e che sono in capo a lui la parte gestionale relativa al contrasto alla pandemia, e gli strumenti per evitare la diffusione del contagio. La pubblica amministrazione deve garantire la massima trasparenza. Non ho detto che ha commesso un reato, ma che è politicamente inadeguato. Denunciamo il caos organizzativo da quasi un anno”.

In aula il presidente ha voluto parlare per ultimo, presentando la sua relazione dopo aver sentito il parere dei deputati. L’ha sorpresa?

“E’ una cosa che non è mai avvenuta in nessun altro parlamento. Era stato lui, nei giorni precedenti, a chiedere di parlare “un minuto dopo” la conclusione della Finanziaria. Invece, giovedì, ha chiesto che prima parlassero gli altri, e di poter concludere dopo aver ascoltato tutti e preso appunti. E’ sintomo dell’arroganza con cui intende e continua a esercitare la sua funzione. Mostrando disprezzo per il parlamento e le opposizioni. In passato ci aveva definito ‘pidocchi’, l’altro ieri ‘sciacalli’. Questo utilizzo del linguaggio mostra la sua cultura di estrema destra. L’idea che un avversario vada sempre ridicolizzato”.

La Finanziaria è stata approvata, ma le ultime votazioni segnano un punto di non ritorno per il centrodestra.

“Non potrei dire meglio di quanto non abbia già fatto il presidente Micciché, spiegando che era impossibile andare avanti per l’assenza di una maggioranza. Io lo dico da settimane. Pur, a volte, essendoci da un punto di vista numerico, si tratta di una maggioranza di singoli deputati, che rispondono a dinamiche particolari e personali. Non c’è una visione o un progetto politico. Il fatto che in un momento drammatico come quello attuale, ci si presenti in parlamento con una Finanziaria da 170 articoli, cioè la somma di tante singole esigenze, ne è la testimonianza. Di questa Legge di Stabilità raccogliticcia, vediamo cosa rimarrà a galla. La raccolta punti delle impugnative è sempre in aggiornamento”.

C’è un ultimo tentativo di ristorare le imprese con 250 milioni per via amministrativa.

“Se guardo a ciò che è accaduto l’anno scorso – cioè 1,4 miliardi di ristori di cui non è stato speso un cavolo – più che a una promessa, mi verrebbe da pensare a un’illusione. Anziché affidarsi a un ordine del giorno che il governo s’è scritto da solo, Musumeci avrebbe fatto meglio a farsi aiutare dal parlamento, coprendosi con delle leggi. Invece siamo di fronte a una misura arbitraria e indefinita, dove le categorie sono indicate in maniera generica e le risorse restano legate a un processo di rimodulazione guidato da Roma. Il centrodestra è nel pallone. Ha fallito”.