Mentre il sindaco Leoluca Orlando studia l’allargamento della sua giunta da 8 a 11 assessori, per adeguarsi alla normativa regionale e per soddisfare gli appetiti dei partiti, Palermo è al centesimo posto fra le città più green (su 104). La classifica stilata da Legambiente e Sole 24 Ore tiene conto di alcuni parametri come qualità dell’aria, mobilità, ambiente e rifiuti. E che non esalta affatto la quinta città d’Italia, tuttora alle prese con difficoltà ataviche (“Repubblica”, in un’inchiesta, ne ha individuate almeno una decina) e abitudini dure a cambiare. Tanto che l’ennesima rivoluzione annunciata nella squadra di governo, secondo Fabrizio Ferrandelli, leader dell’opposizione in Consiglio comunale, non avrà ricadute positive: “Non credo nei rimpasti. Il cambio di passo spetta al capo dell’amministrazione. Ma uno che non è nelle condizioni di delegare le sue funzioni, come ha dimostrato in trent’anni di carriera, può solo allargare la propria corte, ma non migliorare l’efficienza della città. Scommetto – aggiunge il rappresentante dei Coraggiosi – che anche a questo giro Orlando adopererà vecchi strumenti e vecchi arnesi”.

Alcuni ex assessori sono già in predicato di tornare. Vedi Arcuri e Marino.

“Le faccio altri esempi recenti: alla Gesap ha appena messo l’ex presidente della Sispi (Randazzo). E alla Sispi è andato l’ex assessore Lapiana. Ma come si fa a chiedere un’altra pietanza se si usano sempre gli stessi ingredienti?”.

Ma è necessario un allargamento della giunta? Sono troppe le deleghe in capo ad alcuni assessori?

“Sì. Una città così complicata come Palermo necessita di distribuire meglio le energie. Questa cosa, fra l’altro, avviene senza un aggravio ulteriore per le casse dell’amministrazione. Sale il numero degli assessori, ma non aumentano i compensi. E a parità di costi si impegnano più risorse”.

L’ultimo rimpasto risale a meno di otto mesi. Questa giunta ha lasciato un segnale?

“Per me gli assessori non sono stati all’altezza. Ma lo stesso Orlando non ha mai applicato un vero meccanismo di delega. E’ sempre lui che dirige tutto. E’ come Conte che a Palazzo Chigi chiede discontinuità rispetto a se stesso. Mi pare ridicolo solo a pensarlo”.

Potrebbe essere una manovra elettorale per lanciare Giambrone? Fra due anni e mezzo scadono la legislatura e il secondo mandato del sindaco.

“Non credo Orlando lascerà mai un erede. Per due motivi: il primo è di natura politico-amministrativa. Siccome avrà prodotto un fallimento nei conti del comune e nell’organizzazione delle partecipate, non gli conviene stabilire un principio di continuità amministrativa, o dovrà risponderne negli anni a venire. Il secondo motivo è narcisistico: lui non può avere eredi, bensì qualche suddito fedele, un braccio destro alla Giambrone”.

Quali sarebbero le priorità di Palermo in questa fase?

“I giovani e le classi deboli. A questi bisognerebbe dare una risposta con opportunità di sviluppo o di lavoro. Il Comune deve sbloccare immediatamente le somme per le infrastrutture. Le faccio un esempio: c’è una bretella strategica per la viabilità della provincia, la Roccella-Brancaccio, ferma da cinque anni. Inoltre, spendiamo a mala pena il 10% dei fondi comunitari. Anche la raccolta differenziata dei rifiuti, che è sotto i requisiti di legge, potrebbe produrre occupazione e lavoro. Per non parlare delle partecipate: spendiamo denaro pubblico, che sottraiamo allo sviluppo e alla crescita, per pagare debiti di aziende non gestite da un punto di vista manageriale. Orlando è stato scelto come sindaco per garantire degli equilibri, e da trent’anni gli equilibri di questa città vengono garantiti dalla stasi. Orlando è il sindaco della stasi”.

Ma Palermo è condannata ad affogare sotto le discariche abusive di monnezza a due passi dal centro storico?

“Le discariche sorgono laddove non esistono i cassonetti. Serve una politica incentivante sulla differenziata, facendo capire che è utile per davvero, e condividendone le responsabilità coi cittadini. E poi bisogna controllare il territorio e il servizio di raccolta. Purtroppo il degrado di Palermo è sotto gli occhi di tutti. Non riusciamo nemmeno a svuotare i cestini. E quando l’hanno fatto notare alla Rap, la risposta dell’azienda è stata che era meglio toglierli. Un’assurdità”.

I trasporti funzionano? Saltano da 50 a 70 corse al giorno, molti autisti sono stati spostati dai tram agli autobus perché non si riesce a garantire il fabbisogno.

“Il mio modello di gestione dell’azienda dei trasporti punta sull’aumento delle corse e dei mezzi. Cento autisti in più (è stato bandito un concorso) possono dare un grosso contributo, anche perché lo Stato attraverso la Regione ti rimborsa il chilometraggio su gomma. Non quello su ferro. Ogni autobus in più che gira in città sono soldi che entrano al Comune di Palermo. Ma il problema vero dell’Amat è aver tagliato fuori le periferie. La città non può andare avanti solo con le 101, le 104 o le 806, cioè le linee più comuni. Serve collegare le periferie. Ma il più grande fallimento di quest’azienda è il tram. Crea undici milioni di perdite l’anno perché le ztl non riescono a sopperire: a fronte dei 23 milioni previsti, ne entrano 2,5 l’anno”

E lei ama i filobus elettrici…

“I tram su ferro non ricevono alcun contributo da parte della Regione. Fra l’altro – escludendo la tratta da Roccella alla stazione centrale – vanno in giro vuoti. Mettere nuove rotaie in una città paralizzata dai cantieri è qualcosa di anti-storico. In più, introdurre sei nuove linee significa puntare su un servizio in perdita. Potremmo arrivare ad accumulare 44 milioni di passivo ogni anno. Oggi la tecnologia si sta evolvendo e bisogna rimanere al passo coi tempi. I tram sono già superati”.

Per stoppare gli effetti nefasti della movida, l’assessore Catania – nel centro storico – ha proposto di prorogare la ztl anche alle ore notturne del venerdì e del sabato. E’ d’accordo?

“All’assessore Catania ho sempre contestato l’estemporaneità delle decisioni, che andrebbero concordate con i commercianti e i residenti, presentando un intero piano di mobilità sostenibile urbano e aggiornando il Pudm (il piano urbano di mobilità). Lui non l’ha fatto. Una zona traffico limitata h24 di venerdì e sabato mi trova in disaccordo. Sono favorevole piuttosto a valutare, solo in una zona limitata, la possibilità di fare una ztl dalle 23.30 alle 3 del mattino, che già sperimentano in altre parti d’Italia per limitare i danni alla quiete pubblica e, allo stesso tempo, al commercio e alla ristorazione. Questa soluzione andrebbe affiancata da un piano parcheggi e dall’utilizzo di navette notturne che incentivino l’uso dei mezzi pubblici e disincentivino quello delle auto, garantendo comunque la mobilità dei palermitani”.

Burocrazia lumaca e uffici intasati. Da cosa dipende?

“Non esiste una vera politica del personale, una pianta organica, una ricognizione dei fabbisogni. Gli ultimi concorsi pubblici al Comune di Palermo risalgono agli anni ‘80. Circa il 40% dei burocrati è andato in pensione, ma non c’è stata alcuna possibilità di progressione interna di carriera. Un amministrativo non ha mai avuto la possibilità di diventare funzionario o dirigente, e non si è investito realmente sulla formazione del sistema di competenze. Molti non hanno gli strumenti cognitivi o tecnologici per stare al passo coi tempi o davanti a un computer. Serve una svolta. Approfittando dei pensionamenti con quota 100, diamo al personale la possibilità di passare da part-time a full-time. Molti uffici sono lenti, ma ad altri manca il personale. Bisogna reclutare energie fresche, avviando una stagione di concorsi efficaci”.

A Palermo è cominciata solo adesso la procedura per l’emissione della carta d’identità elettronica. Siamo a fine 2019.

“E’ una diretta conseguenza del ragionamento di prima. Ma è ben più grave non riuscire a spendere i fondi. Nell’ufficio dedicato ci sono tre persone. In Sicilia una delle più grandi stazioni appaltanti è Troina: lì hanno un sindaco brillante, si chiama Fabio Venezia, che ha meno di 40 anni e si è giocato tutta la partita sui finanziamenti”.

In vista del rimpasto e della seconda parte della legislatura, il sindaco Orlando merita ancora un piccolo credito?

“No. Se l’è mangiato tutto in questi ultimi anni”.