L’economia siciliana è in uno stato comatoso. La conferma giunge da Banca d’Italia, che fra settembre e ottobre ha condotto un sondaggio su un campione di 126 imprese industriali con almeno venti addetti.  Durante l’anno, quasi la metà delle aziende ha registrato un calo del fatturato, una quota più che doppia rispetto a quella del 2019, mentre la percentuale di imprese che ha indicato un aumento dei ricavi si è ridotta di quasi 20 punti, al 23 per cento circa. Per un’impresa su tre il calo del fatturato è stato superiore al 15 per cento. La contrazione delle vendite è stata più intensa nella prima metà dell’anno e per le imprese dei settori con attività sospesa tra fine marzo e inizio maggio il clima di diffusa incertezza condiziona le aspettative a breve termine, in particolare nel settore dei servizi; anche le decisioni di investimento delle imprese prefigurano una spesa in calo rispetto al 2019.

Sul mercato del lavoro siciliano le ripercussioni dell’emergenza sanitaria sono state rilevanti soprattutto nel secondo trimestre del 2020. La riduzione dell’occupazione ha interessato in particolare le donne, gli autonomi e chi lavorava con contratto a tempo determinato; il blocco dei licenziamenti e il ricorso alla cassa integrazione guadagni hanno attenuato l’impatto sull’occupazione permanente. Nel corso del primo semestre la forte riduzione di assunzioni con contratto a termine ha pesato sulla marcata flessione delle attivazioni nette di posizioni di lavoro dipendente nel settore privato. Dopo la riduzione registrata nei mesi primaverili, dalla fine di giugno i prestiti all’economia siciliana hanno ripreso a espandersi.

In calo anche le esportazioni di merci siciliane, che sono diminuite dell’11,3 per cento nei primi sei mesi dell’anno (-15,3 nella media nazionale). Il calo si è concentrato nel secondo trimestre ed è stato diffuso tra i settori. Le vendite di prodotti petroliferi raffinati, che rappresentano oltre la metà dell’export regionale, sono diminuite esclusivamente in valore, a causa della riduzione dei prezzi di vendita.

Il turismo è tra i comparti che più hanno risentito della crisi. Secondo i dati della Regione Siciliana, i pernottamenti nel periodo gennaio-agosto sono diminuiti del 60 per cento circa, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il calo è stato più accentuato per gli stranieri e per gli alberghi. I flussi turistici si sono pressoché annullati in aprile e maggio; nei mesi successivi la ripresa ha interessato soprattutto il turismo nazionale. La dinamica del trasporto aereo ha riflesso quella dei flussi turistici. Nei primi otto mesi del 2020 il traffico passeggeri negli aeroporti siciliani è drasticamente calato (-63,9%), in maniera abbastanza omogenea tra gli scali regionali.

“La fotografia impietosa dell’economia siciliana arriva stavolta dalla Banca d’Italia attraverso il suo periodico aggiornamento congiunturale. Un’ulteriore conferma di quello che Confcommercio dice da mesi: la pandemia in Sicilia è stata una “circostanza aggravante” che si è innestata su una situazione già drammatica”. E’ il commento di Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, all’aggiornamento congiunturale diffuso oggi dalla Banca d’Italia. “Molte aziende sono state già condannate alla chiusura – prosegue la Di Dio -, gli ulteriori Dpcm di ottobre e novembre vedranno cadere sul campo altre migliaia di imprese che non riescono più a far fronte alla situazione. Se appena due mesi fa avevamo stimato una perdita solo in Sicilia di 5,6 miliardi (-8,2%), adesso – alla luce degli ultimi Dpcm – possiamo ritenere addirittura riduttiva quella già drammatica e insostenibile previsione. Occorre un piano strategico ben delineato, in cui venga spiegato chiaramente cosa si è fatto e cosa si sta facendo, a cominciare dai problemi organizzativi della sanità territoriale e ospedaliera. Bisogna intervenire presto e bene, con programmazione e coordinamento, facendo sistema con determinazione e facendo arrivare immediatamente gli aiuti a tutte le aziende che hanno cali significativi. Rabbia e disperazione stanno crescendo e non è più possibile sbagliare”.

Lupo (Pd): la politica siciliana resta a guardare

“I dati di bankitalia sull’economia dell’Isola fotografano una situazione disastrosa. Il governo regionale non ha fatto nulla per scongelare gli aiuti e dare ossigeno alle imprese con i fondi previsti nella finanziaria dello scorso aprile. A distanza di sette mesi le aziende aspettano ancora i 125 milioni del Bonus Sicilia, una misura che avrebbe dovuto rappresentare un’opportunità mancata che si è rivelata solo una delusione. Il turismo è in ginocchio mentre i 45 milioni per l’attivazione del programma See Sicily, che avrebbero potuto incidere positivamente sulla stagione turistica, sono ancora fermi. Il presidente Musumeci esca dal suo isolamento e si confronti con forze parlamentari e parti sociali sulla programmazione del ‘Recovery Fund’. Così Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars.