La grande coppia della politica siciliana sembrava essersi dissolta con la fine del governo Musumeci e dell’esperienza Draghi. Lui, Gaetano Armao, candidato e non eletto con il Terzo Polo (in quota Calenda); lei, Giusi Bartolozzi, neppure ricandidata alle Politiche dopo l’addio polemico con Forza Italia (e l’encomio al vetriolo riservatole da Marta Fascina, la quasi moglie del Cav). E invece sono bastati pochi mesi per ritrovarceli nei posti di comando. Senza passare dall’esito dalle urne – Armao non ha mai avuto i voti che giustificassero la sua presenza come vicegovernatore – ma solo da una serie di relazioni intrecciate di potere.

Su ‘Domani’, ripreso anche da altri organi di stampa, è stato ricostruito il profilo della Bartolozzi, per tutti “la zarina di via Arenula”. Potentissimo sottosegretario dello staff di Carlo Nordio, ministro della Giustizia. “L’incarico di vice capogabinetto con funzioni di vicario – si legge sul quotidiano – le è stato conferito il 24 ottobre 2022: compenso annuale lordo di 151mila euro più un trattamento economico accessorio di quasi 38mila euro. (…) Berlusconi come mito, critica nei confronti della categoria a cui lei stessa appartiene, la sua propensione per la politica è forse il suo punto debole da “tecnica”: i suoi nemici malignano che molti dei suggerimenti offerti a Nordio siano frutto di calcoli per un suo eventuale ritorno nella politica attiva, questa volta nelle file di Fratelli d’Italia. Fonti interne al ministero e al partito di Giorgia Meloni accostano Bartolozzi al sottosegretario Andrea Delmastro: a lui si sarebbe avvicinata la magistrata siciliana, che su Nordio ha un’ascendente assoluto. Anche se i consigli della donna a volte lo fanno andare a sbattere. Come nel caso della guerra alle intercettazioni, che non piace né alla Meloni né alla Lega (…) Di certo le questioni che hanno allarmato maggiormente la maggioranza per la gestione che ne è stata fatta sono due: caso Cospito e caso Uss”, il cittadino russo fuggito dai domiciliari nel Milanese, su cui il ministro Nordio – sempre suggerito da Bartolozzi – ha infatti scelto lo scontro con la magistratura della procura di Milano. “Su entrambi, dicono da Palazzo Chigi, Nordio sarebbe stato «mal consigliato da Bartolozzi»”.

Un passaggio, poi, ci riporta dritti all’attualità siciliana. A una spy story mai svelata fino in fondo: “Una passione per la politica attiva, e per un politico che è suo compagno: cioè Gaetano Armao, avvocato, siciliano, ex assessore regionale e vicepresidente della regione ai tempi di Nello Musumeci presidente. Armao è una figura di relazioni profonde con il sistema politico, giudiziario e finanziario siciliano e nazionale. Oltre alla relazione sentimentale – si legge ancora su ‘Domani’ -, i due hanno fatto parlare di loro per una vicenda poi finita pure al Consiglio superiore della magistratura nel 2018. Tutto era nato da un esposto firmato dall’ex moglie di Armao, che avrebbe dovuto ricevere gli alimenti dopo la separazione. Tuttavia, intervenne il tribunale di Palermo con il pignoramento dello stipendio del politico a favore proprio della nuova compagna Giusi, con cui aveva firmato una scrittura privata. La decisione del tribunale impedì così alla prima moglie di ottenere quanto le sarebbe spettato. […] Il caso fu sottoposto all’attenzione del Csm, senza però conseguenze sull’attuale vice capo di gabinetto del ministro Nordio. Non risultano, infatti, procedimenti avviati dopo la consegna dell’esposto”.

Dall’altra parte della barricata, ma pur sempre nella stessa squadra, gioca Gaetano Armao. Che dopo il tradimento a Forza Italia e Berlusconi e l’adesione al Terzo Polo, è stato richiamato da Schifani in funzione di tecnico. O meglio, in qualità di ‘esperto’ di fondi extraregionali: sarà lui, in pratica, il badante di Marco Falcone nella gestione di alcuni dossier critici: su tutti il tentativo di conciliazione con il ministro Fitto per l’ottenimento di 800 milioni a valere sul Fondo di sviluppo e coesione: il cui (paventato) utilizzo aveva determinato l’impugnativa della Finanziaria da parte di Palazzo Chigi. Di questo e altro, per 60 mila euro l’anno, si occuperà Armao. Anche se la tentazione più grande, fin qui messa da parte per evitare uno svarione governativo, è farlo tornare in prima linea: come nuovo (sic!) assessore all’Economia. Lo stesso assessore dei cinque esercizi provvisori di fila. Ma c’è ancora tempo.