Si dice che il senso del dovere dovrebbe essere un’indole dell’essere umano. Una qualità del nostro modo di vivere e di agire, che non significa obbedienza, ma spirito di sacrificio al servizio di una patria, di uno stato di diritto, degli altri insomma. Dovremmo avercelo tutti, dovrebbe venirci spontaneo, ma non tutti lo mettiamo in pratica. E al contrario, c’è chi ha un senso del dovere così spiccato da sfidare più o meno consapevolmente il rischio, e mettere a repentaglio perfino la propria vita.

Ecco cosa hanno avuto in comune nelle loro diverse tragedie il pediatra palermitano Giuseppe Liotta e il giovane vice brigadiere dei carabinieri Emanuele Reali. Sono morti per seguire il senso del dovere. L’uno, il pediatra, che parte da Palermo sotto una tempesta d’acqua per raggiungere in macchina l’ospedale di Corleone, dove lavorava, per sostituire un collega nel turno serale e non lasciare soli i suoi piccoli pazienti. L’altro, il carabiniere, per inseguire un ladro che scappava da un banale furto in un appartamento.

Il dottor Liotta aveva quarant’anni e una moglie medico come lui. Pur di arrivare ha preso una strada secondaria, tra colline e valli tormentate dai nubifragi. Un mare impetuoso di acqua e di fango lo ha spazzato via. Lo hanno trovato morto dopo quattro giorni di ricerche, a sette chilometri di distanza. Il vice brigadiere Reali aveva 34 anni, una moglie e due figli piccoli che non vedrà crescere. Il ladro che scappava ha scavalcato il muro della ferrovia. Lui non ha desistito. Ha fatto lo stesso, ma è scivolato sui binari bagnati dalla pioggia, passava un treno regionale, ed è finita così la sua giovane esistenza. In divisa. Due morti, due sacrifici in nome del dovere, che commuovono e addolorano. Che fanno dire ai medici da un lato, ai carabinieri dall’altro, che Giuseppe ed Emanuele sono stati eroici. Che non dobbiamo dimenticarli, sepolti dalla cronaca di altri fatti, ma tenerli vivi nella memoria magari intitolando loro una via.

A Corleone ci hanno già pensato: dedicheranno a Giuseppe Liotta il reparto di pediatria dell’ospedale. E ci stanno pensando anche al comune di Bellona nel casertano dove viveva Emanuele Reali. Per i loro colleghi sono stati eroici nell’affrontare ciascuno per il proprio ruolo, intemperie e rischi. Ma restano innanzi tutto due uomini, due grandi uomini, che ci hanno dato una lezione di senso del dovere.