Non avranno i voti di una volta, quando Tonino Solarino conquistò una città a vocazione moderata. Ma il Pd di Ragusa, negli ultimi mesi, è tornato a essere un partito vero. Nel nome di Peppe Calabrese, storico segretario locale, che corre per la poltrona di sindaco alle Amministrative del 10 giugno. E nel nome di Nello Dipasquale, transitato in passato da Forza Italia e Pdl, che alle Regionali ha sbaragliato la concorrenza di Pippo Digiacomo, ex deputato di Comiso, confinandolo ai margini (tanto che Digiacomo, nel suo paese, ha deciso di candidarsi alla poltrona di primo cittadino contro il Pd).

Sarà forse diventato un partito a una testa sola. Ma Dipasquale, amico stretto di Renzi e di Faraone, è riuscito a garantire un’impronta a quella che una sua creatura non è mai stata. Ma che lui, con indubbia abilità politica, è riuscito a cucirsi addosso. E per spiegare l’unione del Pd ragusano – che nello scorso novembre ha deciso addirittura di fondere i due circoli cittadini in una sola entità, tanto è l’amore generato in questi mesi – basta ricordare le vecchie ruggini, vere e proprie antipatie, fra Dipasquale e l’attuale candidato sindaco. Quando Nello, da Berluscones incallito, transitò nei dem, Calabrese ebbe molto da ridire e parecchio da lottare per garantirsi gli spazi di manovra che fino a quel momento la storia gli aveva assegnato.

La solidità del Pd ragusano, il cui simbolo è presente fra le cinque liste che appoggiano Calabrese (di questi tempi, meglio specificare), costituisce un polo d’attrazione per molte forze civiche e qualche partito old style come i Socialisti, che di recente hanno garantito il proprio appoggio. Anche se Calabrese non è l’unico in lizza nel campo del centro-sinistra: compete con due vecchi lupi come Giorgio Massari, che sindaco è già stato (l’ultima volta nel ’94), e Ialacqua, un prof “rivoluzionario”. A quel livello, nonostante i numerosi tentativi, è risultato impossibile aggregare.

Presentata così, sembrerebbe tutto rose e fiori. Ma non lo è. Non fino in fondo. Perché un partito che all’interno ha gerarchie chiare e vincoli saldi, non per forza risulta vincente fuori. E di fatti il Partito Democratico non vincerà. A meno di clamorosi ribaltoni, che il clima politico ragusano non suggerisce. Il Pd, i cui elettori si fanno spesso influenzare (e demoralizzare) dalle ben note vicende nazionali, ha fatto il tonfo in occasione delle Politiche (terzo partito cittadino col 16%) ed è forza minoritaria nel Consiglio comunale uscente, oltre che nel cuore dei ragusani. Calabrese, nel tentativo di tornare ai vecchi fasti, ha nominato in prima battuta l’ultimo sindaco vincente del centrosinistra: quel Tonino Solarino, di cui si accennava all’inizio, che nel 2003 sbaragliò la concorrenza. Era la Sicilia del 61 a 0.