“Tempo scaduto. Non accetteremo ulteriori rinvii e perdite di tempo all’Ars, mentre in Sicilia affondiamo tra mille emergenze. Chiediamo al presidente Gaetano Galvagno di convocare al più presto una conferenza dei capigruppo e se il governo Schifani e la sua maggioranza si presenteranno ancora una volta senza nulla da proporre, chiederemo di discutere i disegni di legge dell’opposizione così come prevede il regolamento parlamentare”. Lo dicono i rappresentanti delle opposizioni all’Ars che si sono riuniti venerdì a Catania. All’incontro hanno partecipato Michele Catanzaro, capogruppo del Pd, Danilo Lo Giudice, coordinatore dei gruppi parlamentari Sicilia Vera e Sud chiama Nord, ed Antonino De Luca, capogruppo del M5S.

“Già dalla prossima settimana chiederemo che nelle commissioni ed in aula si affrontino tutti i temi sui quali fino ad ora l’azione del governo Schifani è stata assente o fallimentare – aggiungono Catanzaro, Lo Giudice e De Luca – dalla sanità agli enti locali, dai rifiuti al sostegno alle imprese ed al commercio, dall’agricoltura al turismo, dalle infrastrutture ai tanti aspetti che interessano il tessuto sociale più fragile. I gruppi di opposizione all’Ars porteranno avanti un’azione coordinata, mettendo a confronto idee e proposte per lavorare ad un percorso parlamentare comune sui temi che più interessano i siciliani”.

L’opposizione prova a stimolare Schifani, ma non è esente da colpe per il letargo degli ultimi mesi. All’indomani della Finanziaria, cui i gruppi di minoranza hanno contribuito strappando marchette a destra e a manca, non hanno mai fatto da pungolo: né sulla questione morale, che avrebbe preteso una critica ferma e irredimibile (basti pensare allo scandalo di Cannes e ai soldi sperperati con SeeSicily); né sul piano delle riforme, che questo governo non s’è mai sognato di portare avanti. Schifani è stato fermo, l’opposizione si è adagiata. Basterà un patto a tre, dopo mesi di totale influenza, a segnare il riscatto di Sala d’Ercole nel dibattito politico?

Intanto il Pd blinda il segretario Barbagallo

“Un’analisi del voto delle ultime amministrative lunga e approfondita, a tratti con passaggi duri e intensi perché per il PD non è stata certamente una vittoria. Però abbiamo rilanciato la prospettiva politica e le nostre proposte per una opposizione sempre più tenace al governo Schifani e a Giorgia Meloni. A partire dalle battaglie dell’autonomia differenziata, per una sanità più equa e giusta e un sistema dei rifiuti in Sicilia che aspetta una riforma da troppo tempo. Sono battaglie su cui incalzeremo da subito nelle aule parlamentari e fuori dal palazzo questa destra oramai così tracotante”. Così il segretario regionale del PD Sicilia, Anthony Barbagallo commenta l’esito dei lavori della Direzione regionale, guidata da Antonio Ferrante e riunitasi sabato a Catania per discutere di “Elezioni amministrative, analisi del voto e situazione politica”.

Numerosi gli interventi che si sono alternati dopo l’intervento del segretario: da Antonello Cracolici a Peppe Provenzano, da Nello Dipasquale al capogruppo Pd all’Ars, Michele Catanzaro, ad Antonio Nicita e Mirello Crisafulli. “I mesi trascorsi sono stati ad altissima concentrazione di tensione, di lavoro, cambiamento e, se permettete, tradimento perché la scelta che ha fatto Caterina Chinnici brucia ancora – ha detto, tra le altre cose Barbagallo nella sua relazione – … Inutile tentennare, la sconfitta è stata netta, incassiamo il colpo consapevoli di essere stati colpiti, lì dove meno ce lo aspettavamo, nelle città, nelle amministrazioni locali”.

Ha proseguito il segretario: “il PD esce sconfitto da queste elezioni e la linea politica non può che essere quella della sobrietà e della riflessione. In moltissimi comuni la lista si ferma sotto il 10%, il Partito, non vince e non cresce. Questo ci tocca dire con severità, questo l’atto di colpa che spetta ad un Partito che ha scelto di iniziare il lavoro di ricostruzione a partire dalla propria credibilità e dal riconoscimento dei propri errori. Questo abbiamo fatto, davanti alle telecamere, ai giornalisti e agli avversari. Ma – ha aggiunto – per sgranare il rosario degli errori – o meglio per farlo imparando da questi e non solo recitando la parte che tutti si aspettano da noi – bisogna concedersi la pazienza della riflessione, il tempo della lettura attenta, senza usare la mannaia sbrigativa del processo televisivo. Diventa indispensabile frugare nell’ombra, ai bordi di quella che è una ragione abbagliante, e ammettere che se vogliamo affiancare alla severità dell’analisi, la serietà dell’analisi, dobbiamo provare a leggere i segnali positivi e sapere dare loro il giusto riconoscimento. In quei segnali positivi (che probabilmente daranno fastidio a qualcuno) si celano, infatti, le storie, le fatiche, l’impegno e il radicamento di tanti militanti e di tanti dirigenti che da sempre si spendono per il partito e nel partito, nei comuni di appartenenza. Nella nostra analisi, una considerazione di rilievo, non può non averla l’astensionismo: continua a crescere, in Sicilia come nel resto del paese. Ha votato poco più di un siciliano su due. Certamente tra i non votanti c’è una parte di delusi della sinistra e del centrosinistra che dobbiamo convincere nuovamente con una proposta politica più convincente e più radicale. Sarebbe utile a molti, un esercizio di mea culpa. Prima di discettare a mezzo stampa degli errori del PD e – ha affermato – prima di diagnosticare problemi nei partiti per i quali non hanno votato dovrebbero farsi due conti, con una mano sola, e affidare ad uno psicologo, più che ad un politologo, la valutazione sugli esiti di questa tornata elettorale”.

I lavori, che si sono svolti a partire dalle 10 all’Hotel NH Parco degli Aragonesi – in presenza e con collegamenti da remato – si sono protratti fino alle 15. Al termine la relazione del segretario è stata votata all’unanimità.