La riforma edilizia non è ancora chiusa. Dopo l’approvazione dell’articolo 20, che darà la possibilità di sanare gli edifici costruiti prima del 2003 in zone a inedificabilità relativa (la norma è stata espunta dal testo per evitare che un’eventuale impugnativa ‘gravi’ sul resto dell’impianto legislativo), un altro emendamento si fa spazio nei corridoi di palazzo dei Normanni. Porta la firma di Giorgio Assenza, deputato di Diventerà Bellissima, e prevede di ‘sanare’ le abitazioni costruite prima del 1985 – data del super condono – a meno di 150 metri della battigia. L’emendamento, che verrà sottoposto all’attenzione dell’aula, in pratica, vuole essere un acceleratore per tutte le pratiche rimaste nei cassetti. Trentasei anni fa arrivarono 496 mila domande di sanatoria, di cui oltre 207 mila tuttora pendenti.

“Quando quel condono fu varato – ricostruisce Assenza, sul Giornale di Sicilia – si creò subito un dubbio giuridico sulla possibilità di sanare gli immobili sui 150 metri dalla battigia. La legge che ha introdotto questo limite era in già in vigore ma inizialmente i Comuni, soprattutto quelli che non avevano emanato i piani di fabbricazione, diedero la sanatoria applicando in modo estensivo le regole del condono. Poi l’orientamento giurisprudenziale si consolidò in senso contrario. Il risultato è che ci sono, spesso negli stessi agglomerati, case sanate perché il proprietario è stato più fortunato nell’ottenere velocemente il condono e altre case ancora formalmente abusive ma che realisticamente nessuno abbatterà mai”. La norma proposta da Diventerà Bellissima punta a salvare queste case – migliaia – sparse su tutto il territorio della regione: in modo particolare nel Palermitano e nell’Agrigento, ma anche a Triscina, nel Trapanese, che rappresenta un luogo simbolo dell’abusivismo.

Norme simili, in passato, furono stroncate sul nascere a causa del rischio impugnativa. Nel caso della proposta di Assenza, però, s’intravede uno spiraglio: gli edifici considerati sono soltanto quelli costruiti prima del 1985, e per i quali la richiesta di condono è già partita. L’emendamento del deputato di Comiso, però, è stato accolto con fastidio dallo stesso Musumeci, e con freddezza dal resto del suo gruppo parlamentare, Diventerà Bellissima: “Io – anticipa a Repubblica la presidente della commissione Ambiente, Giusi Savarino – mi asterrò. Non voglio trascinare l’istituzione in un mondo in cui sono più le illusioni che si possono dare rispetto alle risposte certe”. Anche l’assessore Cordaro, dal governo, si spinge a dire che “per gli immobili realizzati in aree sottoposte a vincolo assoluto (quelli a 150 metri dalla battigia) resta esclusa qualsiasi possibilità di sanatoria. Questo è l’inequivocabile pensiero mio e dell’intero governo: non daremo mai parere favorevole a proposte normative in contrasto con questo principio”.

L’emendamento potrebbe essere agganciato alla leggina (ex articolo 20) che, da solo, è rivolto a circa 60 mila situazioni di abusivismo. La possibilità di applicare una norma retroattivamente – il condono di Berlusconi risale a 18 anni fa – è considerata dai Cinque Stelle fortemente discriminatoria: per la finestra troppo ampia, ma anche per le demolizioni già avvenute (scatterebbero decine di migliaia di cause in sede amministrativa contro la Regione). Inoltre, l’interpretazione estensiva del condono, che secondo l’orientamento nazionale è destinato solo alle opere minori (restauri, risanamenti conservativi o manutenzioni straordinarie), pone un serio problema di legittimità costituzionale. Ma il giochino della campagna elettorale, che comincia a materializzarsi sullo sfondo, vale o no un rischio? Il partito del cemento ammicca.