A Palermo la Lega ha appena incassato l’adesione del consigliere Anello, proveniente da Forza Italia, ma la campagna acquisti non è servita a placare la delusione di dodici “ribelli” che hanno chiesto un cambio di rotta a Candiani e, soprattutto, hanno messo in cattiva luce la gestione del partito a opera del tandem Gelarda-Priolo. Che in una lunga nota hanno reagito: “Questo documento è politicamente insignificante – spiega Gelarda -. A fronte di oltre 60 amministratori locali che hanno aderito alla lega in Sicilia occidentale, tra sindaci, assessori e consiglieri comunali sono 7 o 8 i veri firmatari di questa nota. Infatti alcuni di questi firmatari sono stati coinvolti senza saperne nulla. Questo è il caso dei due consiglieri della provincia di Agrigento Lillo Burgio e Domenico Agosta che hanno già smentito, attraverso Facebook, di avere apposto la loro firma su questo documento. Un’altra consigliera, inserita tra i firmatari, ci ha detto di non avere mai letto questo documento. Tra i firmatari risulta anche un tale Totò Mannina, che non è più consigliere comunale di Ciminna, e quindi non è un amministratore locale, e che non sappiamo neanche se sia iscritto alla lega. Non capiamo, dunque, a che titolo abbia potuto firmare un documento fatto da consiglieri comunali e di circoscrizione. Siamo sereni per l’attività che abbiamo fatto e il Senatore Candiani ha ribadito la sua massima fiducia nel nostro operato. Vince la squadra, e vincono quei siciliani che capiscono che è il momento di cambiare mentalità, e remare tutti insieme per il bene dell’isola”. Anche Priolo fa sapere che “il documento diffuso oggi, in realtà, rappresenta la posizione di una piccola parte, cioè di coloro che avrebbero voluto probabilmente controllare il partito in modo autoreferenziale e con una gestione quasi familiare. Ma non ci sono riusciti”.