Dodici consiglieri comunali a Palermo e provincia hanno inaugurato una vera e propria faida interna alla Lega. Con un documento indirizzato al commissario regionale del Carroccio, Stefano Candiani, i firmatari – tra cui il vicecapogruppo di Sala delle Lapidi, Elio Ficarra – hanno preso le distanze dalla gestione del partito finora portata avanti da Antonio Triolo, commissario provinciale, e Igor Gelarda, responsabile enti locali per la Sicilia occidentale e capogruppo in Consiglio a Palermo. Un documento dai toni durissimi con il quale si invoca “un immediato intervento dei vertici nazionali e del commissario regionale del partito in Sicilia Stefano Candiani” a causa di “una gestione unilaterale da parte di alcuni rappresentanti del partito”. Oltre a Ficarra, fin qui sempre partecipe delle iniziative di Gelarda, hanno firmato Grazia Ventimiglia (consigliere comunale Terrasini), Giuseppe Barbici (consigliere comunale Partinico), Anna Zizzo (capogruppo consiliare Bagheria), Michele Rizzo (consigliere Bagheria), Giuseppe Gattano (consigliere comunale Roccapalumba), Luca Seminerio (consigliere comunale Lercara Friddi), Salvatore Mannina (consigliere comunale Ciminna), Monia Jerbi (consigliere comunale Borgetto), Andrea Aiello (vicepresidente Quinta circoscrizione), Francesco Stabile (consigliere Quinta circoscrizione), Maria Pitarresi (consigliere Prima circoscrizione Palermo), Domenico Agosta (consigliere comunale Cammarata – Agrigento), Pietro Di Miceli (consigliere comunale Chiusa Sclafani), Lillo Burgio (assessore Comune di Naro – Agrigento), Tiziana La Motta (vicepresidente del consiglio comunale di Contessa Entellina) e Antonio Cacioppo (consigliere comunale Giuliana). I ribelli “disconoscono scelte, metodi e visione politica” e rilevano una conduzione del partito che “rende impossibile e ostacola la crescita del progetto politico fortemente voluto da Salvini”. “Abbiamo aderito, votato e fatto votare la Lega – sottolineano i leghisti – per cambiare le logiche del potere, non per vedere riaffermato quel sistema figlio di una politica parassitaria fatta di interessi personali”.