Tra i voti a favore della decadenza di Piercamillo Davigo da consigliere del Csm c’è anche quello del magistrato indipendente, Nino Di Matteo. Cha ha spiegato di aver scelto “con grande difficoltà umana, ma in piena coscienza”. L’ex pm della Trattativa, durante la seduta, ha spiegato che “la qualità di appartenente all’ordine giudiziario è imprescindibile per avere funzioni nell’autogoverno”. “Contrariamente, avremmo un ‘tertium genus’ di consigliere – ha rilevato Di Matteo – né togato, né laico, che altererebbe il rapporto tra la componente magistratuale e le altre in Consiglio e andrebbe ad accrescere ingiustificatamente il numero dei non togati, violando anche lo spirito delle norme costituzionali sull’ordinamento della magistratura”. Davigo ha dato “un contributo di altissimo livello al corretto ed efficiente funzionamento del Csm” ed “è un magistrato che lascerà il segno sulla storia più recente della magistratura italiana”, ma “non bisogna incorrere in due errori: da un lato – ha rilevato il togato indipendente – farsi condizionare dalle considerazioni sul merito di Davigo, dall’altro assumere posizioni di gruppo legate a logiche associative”.