Edy Tamajo è a tutti gli effetti un componente della “nuova” opposizione. Assieme al Pd, ai Cinque Stelle, a Claudio Fava e al compagno di partito Nicola D’Agostino. L’opposizione, a palazzo dei Normanni, è composta da 33 deputati. Era così anche prima del 5 settembre, giorno in cui al Quirinale ha giurato il Conte Bis. Ma ora, parlarne, fa più effetto. All’Ars il fronte è più compatto che mai. E’ cambiato il clima, e anche Sicilia Futura si è adeguata. La scappatella con Forza Italia di fine maggio, in occasione delle Europee, è stata una semplice scappatella, senza alcun coinvolgimento amoroso. Così come la liaison col governo Musumeci su alcuni provvedimenti. Nulla di serio. Tamajo e D’Agostino erano a restano all’opposizione. “Le risulta che abbiamo assessori in giunta? – esordisce l’ex deputato di Grande Sud – O che abbiamo sempre votato a favore del governo?”.

Non sempre. Però lo avete fatto spesso.

“Noi abbiamo uno spiccato senso di responsabilità. Non lo dico perché è una frase fatta. Noi siamo per la politica del fare. Quando il governo Musumeci ha portato – pochissime volte, devo dire –provvedimenti o norme che riguardassero lo sviluppo della Sicilia, per senso di responsabilità le abbiamo votate: penso alla rete ospedaliera e ad altre cose importanti. Ma ora siamo preoccupati e sfiduciati rispetto all’immobilismo dell’esecutivo”.

Perché?

“Nonostante alcune norme vadano approvate con urgenza, e ci siamo battuti perché avvenisse, non si presenta un collegato così articolato. Questo vuol dire non fare nulla. Se qualcuno credeva che i voti di Sicilia Futuro fossero consolidati e sempre favorevoli al governo, senza alcun ragionamento politico dietro, gli dimostreremo che non è così. Voteremo – come abbiamo sempre fatto – gli atti che hanno a cuore lo sviluppo e le problematiche dei siciliani. Ma non facciamo parte della maggioranza. Non mi sembra così difficile da capire”.

Non lo è. Però come spiegate l’appoggio a Forza Italia alle ultime Europee?

“Noi che siamo un partito moderato, riformista, liberale, centrista per chi avremmo dovuto votare? Per i Cinque Stelle? O per il Pd, che attraverso l’area Zingaretti si è spostato troppo a sinistra? Abbiamo scelto di dare una mano a chi poteva essere più rappresentativo e affine alla nostra area. Personalmente ho aiutato Giuseppe Milazzo, lo sanno tutti e non ho alcun problema a dirlo. E, al termine di una riflessione libera con gli altri amici, una parte ha scelto di indirizzare il proprio voto su Caterina Chinnici del Pd”.

A proposito di centro. Cardinale ha rivendicato con forza l’esigenza di un nuovo campo moderato. Ma chi dovrebbero essere gli interpreti? Non sembra esserci la fila…

“Non aspettiamo altro. C’è un perimetro abbastanza largo che attende la formazione di un centro nuovo. I moderati, i riformisti, i liberali in questo momento non hanno casa. Stiamo aspettando che si realizzi qualcosa a livello nazionale e che abbia ricadute anche in Sicilia. E’ chiaro che non possiamo stare coi Cinque Stelle, né con Salvini, né con la Meloni. Ma è altrettanto chiaro che un’ampia fetta di siciliani è in attesa di conoscere il nuovo progetto e il nuovo percorso da fare”.

Il treno giusto potrebbe passare con Renzi, se sceglierà di staccarsi dal Pd?

“Gli chiediamo di farlo da tre anni. Sembra andarci vicino, ma poi si tira indietro. Stiamo guardando con attenzione le dinamiche di Calenda, e in generale di tutta l’area riformista. Se verrà introdotto un nuovo sistema elettorale, e nascerà un’area centrista che non guardi a Salvini, noi ci saremo. Servono persone serie e perbene, che condividano con noi un forte interesse per le problematiche del Sud. Che guardino all’immigrazione diversamente da come fa la Lega, che salvaguardino i diritti umani. Che considerino priorità la questione infrastrutturale. Ogni giorno che passa l’Italia sembra spaccata in due e noi vogliamo lavorare per colmare il gap esistente fra Nord e Sud”.

Siete disposti ad andare oltre Sicilia Futura?

“E’ chiaro. Sicilia Futura è un movimento, non un partito. Alle Regionali abbiamo preso il 6%. Non abbiamo fatto grandi risultati perché in quella fase storica il centrosinistra pagava a caro prezzo l’ultima stagione di governo e non stava attraversando una fase di espansione. Eppure abbiamo superato la soglia di sbarramento e preso due deputati. Al prossimo giro, però, le liste non avranno lo stesso nome”.

Ma il movimento, come lo chiama lei, è ancora forte sul territorio.

“E’ chiaro. Attualmente ha Tamajo, D’Agostino. Ha Beppe Picciolo, che a Messina non è stato eletto ma ha preso circa 10 mila voti. Ed è una realtà importante a Caltanissetta, Enna, Agrigento e Palermo, dove abbiamo cinque consiglieri comunali, l’assessore Pianpiano e il presidente dell’Ast Cimino. Ma è chiaro che questo movimento, prima o poi, dovrà pensare a una nuova collocazione. Siamo in attesa di un progetto centrista – e questo le chiedo di evidenziarlo – che vada in antitesi con Salvini. Con lui non vogliamo avere nulla a che fare”.

I tanti siciliani nel governo giallorosso sono garanzia di una maggiore attenzione per la Sicilia?

“Ma chi, Cancelleri? Mando i migliori auguri ai rappresentanti siciliani che sono a Roma. Auspico che faranno di più rispetto a ciò che hanno fatto i colleghi che li hanno preceduti. Poco, per la verità”.

All’Ars, dopo la crisi del governo nazionale e i quaranta giorni di vacanza, ha trovato un clima diverso?

“Diverso, nuovo… Ma soprattutto ho trovato un centrosinistra ringalluzzito dall’immobilismo del centrodestra, che versa in una crisi latente, senza una via d’uscita. All’ultima seduta c’erano una ventina di onorevoli e ogni volta, tra franchi tiratori, gente che non partecipa e deputati col mal di pancia, è impossibile andare avanti. Se ci si mettono pure le sciocchezze di certi assessori, che creano veri e propri disequilibri politici, la frittata è fatta. L’aula va governata con equilibrio”.

Si riferisce anche a Micciché?

“No. Io ho grande stima di Micciché, tant’è che Sicilia Futura lo ha anche votato come presidente. Forse è uno degli ultimi baluardi che sta cercando in tutti i modi di salvare il centrodestra”.

Perché si parla ancora di “collegati”, secondo lei, quando sarebbe più importante portare avanti la prossima Finanziaria e, tutt’al più, le riforme?

“Infatti. Non è possibile che si parli di collegati da mesi. Attenzione: noi vogliamo aiutare la Sicilia. E ci sono norme attese da molti siciliani. Bisogna sbloccare i fondi alle cooperative per l’edilizia agevolata e convenzionata, i fondi dell’Irfis, le norme in materia sanitaria. Ecco perché questo immobilismo ci preoccupa. Non faremo mai ostruzionismo. Tuttavia vorremmo capire la progettualità e il percorso che questo governo vuole affrontare. Con questi numeri la vedo male”.