Altro passo falso per la Regione siciliana: il Tar, infatti, ha bocciato una gara da 13 milioni per le assicurazioni nella sanità, bandita dalla Centrale unica di committenza siciliana. Il motivo? Avrebbe preso spunto (male) da un bando dell’Asl di Pescara. Per questo i giudici hanno accolto il ricorso presentato da due imprese di brokeraggio e stoppato tutto. “L’Amministrazione – si legge nella sentenza – ha proceduto alla predisposizione del bando di gara essenzialmente attraverso la ricerca sul web di una possibile soluzione adattabile alla differente realtà regionale siciliana, prendendo ad esempio il bando utilizzato dall’Asl Pescara nel 2016”.

Tra le criticità evidenziate dai ricorrenti, quella secondo cui il compenso, le risorse impiegate e i servizi offerti non fossero congrui con il valore dell’appalto. Per rimediare non è bastata nemmeno una correzione in corsa: l’impossibilità di presentare una domanda ritenuta “seria”, ha fatto scattare il ricorso e di conseguenza il pronunciamento dei giudici amministrativi. Con questa gara, indetta a fine 2018, la Regione puntava a trovare un unico soggetto per assicurare le attività negli ospedali siciliani. Come riportato da Live Sicilia, le aziende sanitarie sono state divise in otto lotti. Ad ognuno di esse sarebbe spettato un numero variabile di broker tenuti a svolgere un servizio a tempo pieno presso gli ospedali. Le imprese, però, avrebbero dovuto fornire anche del personale aggiuntivo. Il 75% dell’appalto sarebbe stato erogato come quota fissa per la responsabilità civile contro terzi, il 25% come quota per servizi aggiuntivi, che però non avevano alcuna copertura a livello di costi.

Il compenso del broker, come si legge nella sentenza, “non risulta ancorato alla determinazione dei valori economici a base d’asta e delle modalità di remunerazione coerenti con la normativa vigente e sulla base di dati certi sulle attuali modalità di gestione delle denunce e sinistri praticate da tutte le aziende; dati – scrivono i giudici – che lo stesso Assessorato ha precisato di non possedere”. Insomma, il bando non aveva i requisiti necessari per soddisfare le esigenze espresse dalla Cuc, tanto meno i potenziali guadagni dei broker. A meno che le imprese interessate non fossero disposte a rimetterci.