Per Nello Musumeci – che Joseph Roth avrebbe definito “un ospite su questa terra”, come Tarabas – il bullo che lo affianca è un genio dei numeri, un padreterno in materia di economia e finanza. Ma le macchiette che vengono rappresentate da otto mesi a questa parte nell’aula dell’Assemblea regionale dicono invece che il bullo è un piritollo della politica, uno che spaccia bluff a piene mani. E la conferma arriva, manco a dirlo, da Roma, esattamente dalla Corte costituzionale che, accogliendo un ricorso di Palazzo Chigi, ha giudicato il Bilancio della regione Sicilia per il 2018 una accozzaglia di norme “apodittiche, generiche e prive di qualsiasi presupposto giuridico”. Di rincalzo è arrivata pure la mazzata della Corte di conti che non dà il via libera all’utilizzo di somme relative alla spesa sanitaria. Ma Musumeci, beato lui, sprizza felicità da tutti i pori.