Se tremila operatori della sanità scendono in piazza per gridare ai quattro venti le loro rivendicazioni, lui interpreta quella legittima protesta come un affronto alla sacralità della sua carica e manifesta subito il suo risentimento – il suo livore, stavo per dire – su laboratori d’analisi e ambulatori convenzionati. Se un giornale denuncia le sue cadute dal pero o i suoi smarrimenti nelle nebbie del Palazzo lui, il presidente della Regione, diventa subito acido e malmostoso. Ma anche sospettoso. Anche rancoroso. Persino minaccioso. Lui si accorge dei problemi solo quando sfiorano la sua vita privata. Ha fatto fuoco e fiamme sul caro voli perché un giorno, non trovando un posto in aereo da Roma, fu costretto a tornare a casa con la nave. Con le sue goffe arroganze, Renato Schifani rischia di diventare una macchietta della politica. Una macchietta e nulla più.