Macché duello tra Antonio Tajani e Renato Schifani. Tra i due non c’è confronto e, forse, nemmeno la possibilità di un dialogo. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, forte dell’investitura fatta da Marina Berlusconi subito dopo i funerali del padre, ha deciso di tirare dritto e di tutelare con ogni mezzo l’unità del partito. Una linea irreversibile che ha ha avuto non solo il sigillo di Arcore ma anche quello, politicamente più significativo, di Giorgia Meloni. No, Schifani non avrà il minimo spazio per le sue manovre da basso impero. Anche i vertici di Forza Italia si sono resi conto che il governo siciliano è da otto mesi sospeso tra il niente e il nulla. Assecondare le ambizioni del suo presidente sarebbe come appuntare una medaglia sul petto di un uomo che si credeva un gigante della politica e invece era soltanto un’urticante accozzaglia di rancori.