Favori e assunzioni in cambio di sostegno elettorale. Paolo Ruggirello, ex deputato regionale e candidato (improduttivo) al Senato per le ultime Politiche, è stato arrestato nell’ambito di una operazione anti-mafia che ha portato in carcere 25 persone nel Trapanese. Un duro a Cosa Nostra ma anche alle sorti del politico, che sarebbe diventato addirittura organico al clan. Sarebbe nel giro dei fedelissimi di Matteo Messina Denaro. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca Di Leo e Claudio Camilleri. Ruggirello, che nel 2015 fece ingresso nel Partito Democratico e si schierò subito a sostegno dell’ex premier Matteo Renzi, in passato ha vestito più casacca: su tutte quella del Movimento per le Autonomia di Raffaele Lombardo. Secondo la Procura Ruggirello avrebbe comprato voti dai mafiosi in cambio, avrebbe inserito qualcuno dei personaggi di riferimento nei clan all’interno delle liste per le tornate elettorali e si sarebbe interessato in prima persona per condizionare appalti e commesse gradite a Cosa Nostra. L’accusa a carico di Ruggirello è associazione mafiosa. Lo accomuna a uno dei suoi rivali di sempre in politica, afferente al centro-destra: quell’Antonino D’Alì, ex segretario del governo Berlusconi, che adesso è imputato in appello per concorso esterno. Ruggirello era stato eletto con oltre diecimila voti di preferenza sia alle Regionali del 2006 che a quelle del 2008. Eletto per la terza volta nel 2012, aveva posto la firma su un ddl sanatoria per alcune case del Trapanese.