Claudio Fava prova a delimitare il marcio che c’è nella politica siciliana. Con una serie di strumenti d’indagine e di prevenzione. Il leader dei Centro Passi, che ha da poco concluso un’articolata relazione sul sistema Montante, adesso si concentrerà su un altro paio di casi scottanti: il rapporto mafia- politica e l’attentato all’ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. Il percorso di lavoro prevede l’audizione dei procuratori delle Dda siciliane, di amministratori locali, dirigenti della regione, giornalisti, tecnici ed analisti. “Il rapporto collusivo tra mafie e politica è diventato più selettivo e più aggressivo – spiega il presidente della commissione regionale antimafia, Claudio Fava – l’obiettivo della nostra inchiesta è quello di indagare sulla natura profonda di questo rapporto, sugli strumenti e le compiacenze di cui si nutre e sui danni che determina”. Sull’attentato ad Antoci sono tuttora aperte diverse indagini: “Apprendo con piacere che finalmente – dichiara Antoci – anche la Commissione Regionale Antimafia, dopo quella Nazionale, si occuperà della grave vicenda che mi ha colpito e che ha sconvolto la mia vita e quella della mia famiglia. Fino a questo momento, sono passati ben tre anni da quella maledetta notte, non ero mai stato invitato in audizione”. Ma non è tutto, perché Fava a breve porterà in aula il codice etico sui parlamentari regionali, del quale la Commissione ha discusso ieri la bozza conclusiva che dovrebbe essere approvata tra due settimane per poi andare in aula per la definitiva adozione. “Sarà uno strumento di trasparenza e di garanzia innovativo, unico in Italia, per evitare che conflitti di interesse e interferenze possano condizionale l’attività del parlamento siciliano e dei suoi componenti – spiega Fava – un corpus di principi, doveri, divieti e sanzioni che dovrà saper garantire l’assoluta autonomia della funzione parlamentare”.