Le inchieste di Termini Imerese (voto di scambio) e Castelvetrano (rapporti fra politica e massoneria) avevano portato il Movimento 5 Stelle e Claudio Fava a chiedere e ottenere l’impegno da parte del presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché, a convocare una seduta d’aula sulla questione morale. Sono passate settimane, ma fin qui nulla s’è mosso. Anche perché dall’alto della sua posizione, oltre alla proverbiale fiducia nella magistratura, il governatore Nello Musumeci non ha pronunciato verbo sui mali che intaccano la politica siciliana, tanto meno la sua giunta regionale, dove risultano indagati 4 assessori su 11. Anche il parlamento siciliano non se la passa meglio: 16 indagati ben ditribuiti fra gli schieramenti (ad eccezione del M5S) e Gennuso, tuttora ai domiciliari, già rimpiazzato dalla supplente Daniela Ternullo. L’ultimo intervento del presidente della Regione sul tema era arrivato alla vigilia di Pasqua, durante il messaggio d’auguri rivolto ai siciliani: “Siamo tutti incattiviti, c’è gente che sputa veleno dalla mattina alla sera, che emette sentenze, ma perdete il vostro tempo – aveva detto Musumeci – Io tiro dritto perché ho un impegno assunto con i miei figli, con i siciliani tutti e con i miei nipoti e non mi potrà fermare niente”. Sì, ma il dibattito quando?