Alle incertezze (troppe) sulla riapertura in sicurezza delle scuole italiane, si somma, nelle ultime ore, la vicenda dei “lavoratori fragili”. Molte cattedre, come rivelato dal Corriere della Sera, potrebbero restare vuote. In alcune regioni (Veneto, Liguria e Campania) è già scattato l’allarme. Per legge rientra nella definizione chi è affetto da più patologie contemporaneamente, gli immunodepressi, i pazienti oncologici. Oltre a coloro che hanno più di 55 anni (nel 2019 su 730 mila insegnanti di ruolo, quelli con più di 54 anni erano oltre 300 mila): rischiano di non tornare a scuole, lasciando scoperta la propria cattedra, coloro per i quali il medico Inail deciderà che è necessaria «la sorveglianza sanitaria eccezionale» prevista dalle regole generali di tutela dei lavoratori e da quelle emanate nei mesi scorsi per tutti coloro per i quali il contagio da Covid potrebbe avere conseguenze gravi, se non fatali.

Come riporta il Corsera, la direttrice dell’Ufficio scolastico del Veneto Carmela Palumbo ha denunciato centinaia di lettere ai presidi da parte di docenti che chiedono di poter essere esonerati dal servizio. Mentre a Salerno le richieste sono già una trentina. I dirigenti, al momento, hanno le mani legate: mancano delle linee guida che definiscano cosa fare con questi lavoratori una volta che il medico ne ha certificato la condizione di salute. Vanno messi in malattia e lasciati a casa, dichiarati parzialmente o totalmente inidonei e spostati ad altro servizio o può bastare l’adozione di maggiori precauzioni come l’uso di mascherine FFP2 con eventuale visiera al posto di quella chirurgica?

Al netto dei lavoratori fragili, il 2020 sarà un anno record per le supplenze che potrebbero raggiungere la cifra record di 250 mila. A luglio la ministra Lucia Azzolina aveva annunciato di essere riuscita a strappare al Ministero dell’Economia  85 mila assunzioni per rimpiazzare i docenti andati in pensione. Secondo i sindacati appena il 30 per cento delle assegnazioni, le prime, sarebbe andato a buon fine. Resta una seconda fase: riguarda i precari che decidono di trasferirsi in regioni dove ci sono dei buchi, cioè principalmente al Nord, pur di avere un contratto a tempo indeterminato. Finora, però, come segnalato dal presidente dell’Associazione dei presidi Antonello Giannelli, a causa dell’emergenza Covid ci si è mossi in modo contrario: decine di dirigenti neo assunti al Nord, temendo di ripiombare nell’incubo del lockdown, hanno deciso di tornare al Sud come docenti.