Giovanni Falcone ci aveva visto lungo. Le mafie si battono con l’impegno e la cooperazione internazionale, perché rischiano di essere un fenomeno fuori dalla portata dei singoli stati. Per questo, nel 1992, le sue idee divennero manifesto della prima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sulla prevenzione della criminalità, organizzata a Vienna. Mancava un mese alla strage di Capaci, che spazzerà via la vita del giudice, della moglie e della scorta.

Oggi, a distanza di 26 anni, la sorella di Giovanni, Maria Falcone ha partecipato alla 9° sessione della conferenza, promossa sotto la giurisdizione dell’Ufficio Onu per il controllo della droga e la prevenzione del crimine. Anche stavolta si tiene a Vienna. In quest’ambito ha ricordato l’impegno del fratello: “Servono sforzi globali contro mafie globali. Giovanni l’aveva intuito oltre 25 anni fa auspicando, quando ancora sembrava irrealizzabile, una cooperazione tra Stati nella lotta a un crimine organizzato capace di operare e fare affari ben oltre i confini nazionali”.

A quasi 20 anni dalla firma, a Palermo, della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale, 800 tra rappresentanti di governi, esperti ed esponenti di organizzazioni della società civile si ritrovano nella capitale austriaca (15-19 ottobre) per fare un bilancio della sua applicazione e per discutere delle possibili modifiche imposte dalla costante evoluzione dei fenomeni criminali. Per l’Italia ha partecipato una delegazione composta oltre che da Maria Falcone (nella qualità di presidente della Fondazione Giovanni Falcone), dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho. Da Vienna passa il miglioramento della cooperazione internazionale, l’identificazione delle lacune e l’armonizzazione degli ordinamenti giuridici per rendere più attuale e incisiva l’azione nei confronti della criminalità organizzata.