Alle 16.40, con accademico ritardo, i componenti del Consiglio superiore della magistratura fanno il loro lento ingresso nell’auletta del Palazzo dei Marescialli, in piazza Indipendenza, a un passo dalla stazione Termini. Si avverte una certa aria conviviale, quasi leggera, confluente nello spirito, molto romana verrebbe da dire, e che tuttavia un po’ stona con la serietà degli eventi che nel frattempo investono alle radici la credibilità della magistratura intera e del suo organo di autogoverno. Il dottor Giovanni Zaccaro, abito… L’articolo completo su ilfoglio.it