Sanno bene cosa vogliono, non sanno ancora dove andranno. L’incontro di Forza Italia a Palermo, promosso da Giulio Tantillo, capogruppo al Comune, e Giuseppe Milazzo, omologo all’Ars, non ha chiarito il futuro dei forzisti. C’era Gianfranco Miccichè, che da settimane va ribadendo lo stesso concetto di Faraone: fronte comune contro i populismi. Ma allo stesso tempo dice che un’alleanza con il Pd è impossibile perché anti-storica. E allora chi resta? Ci sarebbe il modello Pdl, che qualche tempo fa prese vita a Cefalù, con la collaborazione dei centristi e (forse) di Musumeci, anche se il governatore sembra defilarsi e andare verso posizioni più autonomiste. Queste Europee sono un banco di prova per il centrodestra che verrà, ma rischiano di accelerare un processo di convergenza che forse necessiterebbe di periodo di studio maggiore: “Sta andando avanti un ragionamento, è possibile che si riesca a concretizzare per le per le elezioni Europee così come è possibile che debba andare avanti e concretizzarsi dopo, ma non è questo il problema – ha detto Miccichè all’incontro di ieri – L’importante è che i moderati si riuniscano, l’importante è che si trovi un argine a questo populismo che sarà veramente dannoso”. Una federazione, possibile, in cui tutti rinuncino al simbolo. In cui si riesca ad eleggere qualche rappresentante a Bruxelles – è ovvio – ma che sia duratura, guardi al futuro della Sicilia. Innanzi tutto.