Dei due l’uno. O Giuseppe Milazzo, sostenuto dall’establishment ufficiale del partito, o Saverio Romano, il grande “ospite” diventato scomodo. A meno di sorprese che all’orizzonte non si intravedono, saranno loro a giocarsi l’unico posto per Bruxelles. Anche perché primo, a meno di colpi di scena, dovrebbe finire Berlusconi, che poi rinuncerebbe al seggio siciliano perché candidato anche in altre circoscrizioni, certamente più numerose che nelle Isole. E mentre Romano va accattivandosi le simpatie dei suoi vecchi amici di partito, tra cui Lombardo e Cuffaro, ma anche la deputata del Pd Lantieri che gli ha confermato il sostegno, Milazzo lotta coi mulini a vento e dal palco di Agrigento, ha chiesto di non mandare in Europa i “vecchi trombati della politica. Questi vogliono ammazzare (politicamente) Miccichè… – ha aggiunto Milazzo durante un incontro a Catania – Vogliono prendersi il partito… ma Forza Italia non è un partito scalabile”. Dallo staff di Romano hanno replicato con altri toni: “Noi abbiamo uno stile di sobrietà, moderazione e buone maniere”. Un “noi” che sembra sancire la distanza – nei modi e nei toni – rispetto a Micciché e alla sua cerchia, freschi di rottura con un altro pezzo grosso del partito, il vice governatore Armao. L’attuale commissario di Forza Italia, che all’indomani delle elezioni potrebbe scegliere di concentrarsi soltanto sull’Assemblea regionale (ma anche no), nel frattempo si spende in lungo e in largo per la Sicilia, spiegando ai militanti che l’uomo di partito è Milazzo.