Il governo Musumeci ha ancora torto. Il Consiglio dei Ministri, riunito nella serata di giovedì, ha impugnato, infatti, tre leggi uscite dall’Assemblea regionale siciliana. Una è quella che prevede(va) un condono edilizio per gli edifici costruiti prima del 2003 ricadenti in aree a vincolo relativo (come le zone paesaggistiche). Secondo Palazzo Chigi “talune disposizioni in materia di condono edilizio, eccedendo dalle competenze statutarie, si pongono in contrasto con la normativa statale e con le norme di grande riforma economico-sociale in materia di tutela del paesaggio e di uniformità delle prestazioni essenziali, violando gli articoli 3 e 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione”.

Esulta il Movimento 5 Stelle, che all’indomani dell’approvazione in aula (con un solo voto di scarto, determinato dagli ex grillini di Attiva Sicilia), si era attivato per proporre l’impugnativa. Questa legge, secondo i deputati della commissione Ambiente Campo, Zito e Trizzino, avrebbe dato “il via libera all’ennesimo scempio ambientale: un condono edilizio che avrebbe consentito agli immobili totalmente abusivi, costruiti in aree di valore paesaggistico, di potere rimanere esattamente dove sono. Siamo felici che Roma, come avevamo chiesto con tanto di nota ufficiale, abbia messo una toppa, una grande toppa, alla spregiudicatezza del governo Musumeci che continua, con i fatti, a dimostrarsi il nemico numero uno dell’ambiente”. “Sarebbe stato – afferma Trizzino – un caso unico nel panorama italiano ed è per questo che eravamo più che convinti che fosse assolutamente illegittimo: da qualsiasi altra parte, immobili di questo tipo vengo abbattuti, ordinando al responsabile il ripristino dei luoghi. Roma ha dato ragione a noi e torto ad un governo che di ambientalista non ha assolutamente nulla. In Sicilia – conclude – la politica con la ‘p’ minuscola aveva deciso che se hai commesso un reato, puoi farla franca. Alla faccia di chi rispetta le regole e paga le tasse. Qualcuno dica a Musumeci che le legge è uguale per tutti. Anche in Sicilia”.

Anche Claudio Fava, deputato dei Cento Passi, interviene sull’argomento: “Sull’abusivismo edilizio, come direbbe Brian De Palma, Musumeci è tutto chiacchiere e distintivo: è contrario solo a parole. Il Consiglio dei Ministri – prosegue il Presidente dell’antimafia – salva la Sicilia dall’aggressione al paesaggio e al territorio, ma non possiamo sperare che sia sempre Roma a intervenire stoppando i tentativi del governo Musumeci di sanatorie sotto falso nome. Nei giorni scorsi, insieme alle altre opposizioni e a molte associazioni ambientaliste avevamo chiesto un intervento al governo nazionale. Oggi possiamo dire che avevamo ragione”. Per Anthony Barbagallo, segretario del Pd, “siamo, per l’ennesima volta, di fronte alla forzatura di un governo che non ascolta e poi va a sbattere. Siamo stati facili profeti e non era neanche difficile – prosegue – ma ancora una volta siamo costretti a constatare l’inadeguatezza di un esecutivo, quello guidato da Musumeci, che va avanti a colpi di mano, con norme approvate con un solo voto in più, pensate per favorire pochi a scapito dei siciliani, dell’ambiente e del territorio”.

Dello stesso tenore l’intervento di Gianfranco Zanna, massimo rappresentante di Legambiente: “Lo avevamo detto e scritto più di un anno fa in una lettera aperta ai tutti i deputati regionali di non approvare questa norma anticostituzionale, già cancellata dalla Corte costituzionale, dannosissima perché alla fine legittima altri abusi edilizi. Ma non siamo stati ascoltati e l’Ars è stata di nuovo mortificata. Ci aspettiamo che l’assessore Toto Cordaro si adoperi con decisione e abnegazione nel risolvere il problema di tutti quei siciliani che, dopo aver compiuto un abuso edilizio e svanita la prospettiva della sanatoria, dovranno mettere a posto le carte e ripristinare la legalità nei loro immobili”.

Non si fa attendere la replica dell’assessore Cordaro: “Restiamo certi della bontà e della coerenza giuridica della norma impugnata. L’articolo esitato favorevolmente dal Parlamento siciliano era stato dibattuto, trovandone piena adesione con tutti gli ordini professionali competenti (ingegneri, architetti, agronomi, geologi) e con i rappresentanti degli atenei siciliani. E prima di approdare in Aula aveva trovato il voto favorevole della Commissione Urbanistica dell’Ars e la condivisione dell’Ufficio legislativo della stessa Assemblea regionale. Chi oggi gioisce – riprende Cordaro – è nemico dei siciliani, ai quali finalmente, dopo venti anni, avevamo ridato certezza del diritto. Adesso dal governo nazionale e dal Parlamento ci attendiamo soluzioni a un problema che riguarda decine di migliaia di cittadini della nostra Isola e non soltanto un’impugnativa che ha il sapore della suggestione politica guidata dalla Sicilia, in considerazione che i due ministeri che hanno eccepito le osservazioni che hanno poi portato alla decisione del Consiglio dei ministri sono guidati dal Pd e dal Movimento 5 stelle. Non appena leggeremo le motivazioni, valuteremo se resistere davanti alla Corte costituzionale e o se intraprendere un percorso che non può non coinvolgere il Parlamento nazionale”.

Le altre due norme impugnate da Roma sono quella relativa al “Termine ultimo per la presentazione delle istanze di proroga delle concessioni demaniali marittime” e quella sulla ludopatia.