La città di Palermo rischia di dover affrontare un Natale difficilissimo. Non solo a causa delle restrizioni derivanti dalla pandemia, che vieteranno la scalata a Piana degli Albanesi (tutti gli impianti sciistici dovrebbero rimanere chiusi) e  i cenoni allargati coi parenti; ma soprattutto a causa della monnezza, che da qui a metà gennaio potrebbe accumularsi sui marciapiedi e diffondere un odore nauseabondo che niente ha a che fare con il clima (già smorzato) della festa. Il destino pare segnato. Con la chiusura dell’impianto di Alcamo, dove la Rap scaricava 250 tonnellate al giorno, la raccolta nel Comune resta pressoché sospesa. I mezzi della nettezza urbana lavorano al 10% e scelgono soltanto alcuni itinerari da ripulire: dove sorgono scuole, ospedali, caserme. Altrove i cassonetti sono piedi e gli ingombranti restano sulle strade: l’incendio che ha interessato il deposito di Santa Flavia ha bloccato anche quel tipo di raccolta.

La luce in fondo al tunnel, però, nemmeno si intravede. Anche la classica soluzione di riserva, Bellolampo, va considerata impraticabile. “Per quanto concerne l’autorizzazione all’abbancamento nella sesta vasca della discarica di Bellolampo a Palermo – ha scritto la Regione in una nota -, è emerso che la Rap, l’azienda a capitale pubblico del Comune, ha completato la trasmissione di tutta la documentazione lo scorso 18 novembre, consentendo, quindi, la “procedibilità” dell’iter solamente da venerdì scorso. Essendo la procedura del Paur abbastanza complessa, perché sono necessari i pareri di numerosi enti, il via libera dovrebbe arrivare al massimo a metà gennaio”. “Se però – sottolinea l’assessore Cordaro – il Comune di Palermo compulserà tutti gli organismi coinvolti, la Regione, come già avvenuto in altre circostanze, si impegna a comprimere ulteriormente i tempi per poter consentire il conferimento dei rifiuti in loco, alleviando così ulteriori disagi agli utenti, oltre a ridurre i costi di trasporto”.

La promessa di accelerare la burocrazia sembra di per sé vana. A Palermo potrebbero rimanere per strada 400 tonnellate di rifiuti al giorno, fino a metà gennaio. Da un anno a questa parte, quando a Bellolampo è stata raggiunta la soglia critica di riempimento, i rifiuti venivano trattati nell’impianto meccanico biologico e trasferiti nelle discariche della Sicilia orientale (a costi enormi). Ma ora anche l’impianto della Oikos, a Motta Sant’Anastasia, è bloccato. Stavolta una via d’uscita sembra non esserci.