“Noi al governo con Pd e Cinque Stelle? Non c’entriamo nulla, i nostri elettori non capirebbero”. Giorgia Meloni è rimasta l’unica opposizione al professor Draghi. E Raffaele Stancanelli, un passato da senatore durante il governo gialloverde, la sostiene: “E poi – irrompe l’eurodeputato di Fratelli d’Italia – crede che una maggioranza dove c’è tutto e il contrario di tutto, possa trovare una sintesi e un’intesa sul programma? O trattare assieme la riforma della giustizia o della pubblica amministrazione? Non credo”. Eppure c’è qualcuno, ad esempio Musumeci, che dissente: “Da uomo di centrodestra – ha detto il governatore in un’intervista a ‘La Sicilia’ – mi avrebbe fatto piacere che questa sfida l’avessero accettata tutte le forze della nostra coalizione”.

Onorevole, cosa risponde a Musumeci?

“Un amministratore non può non aspettarsi cose positive dal governo nazionale, qualunque esso sia. Un esponente del centrodestra, invece, farebbe meglio a rispettare le sensibilità e le idee delle singole componenti dello schieramento. Credo che Fratelli d’Italia meriti un po’ più di rispetto”.

Non è che questa divisione, con Forza Italia e la Lega al governo, finirà per indebolire la vostra alleanza?

“La scelta di Forza Italia in parte me l’aspettavo: Berlusconi ha sempre parlato di maggioranza “Ursula”. Quella della Lega, invece, mi sorprende. Ma non mi permetto giudicare in casa d’altri. Hanno deciso così e ne prendiamo atto. Anzi, sa cosa le dico? Il fatto che Fratelli d’Italia rimanga all’opposizione rafforza il centrodestra. Qualora Forza Italia e Lega si rendessero conto di non poter produrre i risultati sperati, troverebbero in noi il riferimento di sempre. D’altronde siamo legati da un’alleanza che ci consente di guidare quindici Regioni e centinaia di Comuni”.

Ci faccia capire bene perché non ci state. Chi è dalla parte di Draghi lo fa per un “interesse superiore” che, una volta tanto, dovrebbe coincidere con gli interessi del Paese. L’obiettivo è sconfiggere la pandemia.

“Fratelli d’Italia, coerentemente, è all’opposizione di un governo di cui non si conoscono i programmi. C’è stata una santificazione del personaggio Mario Draghi – persona autorevolissima, per carità – senza sapere cosa vuole fare, se lo farà e con chi. Ovviamente, come già accaduto in altre occasioni, tutti i provvedimenti che riterremo utili per l’Italia, li voteremo. La nostra non sarà un’opposizione a prescindere. E poi non si è mai vista una democrazia parlamentare con 630 deputati e 315 schierati dalla parte del governo”.

La campagna vaccinale procede a tentoni. Di chi è colpa?

“Si è interrotta per le difficoltà nel reperimento dei vaccini e per le note controversie con i fornitori. Da questo momento, mi auguro che ci si organizzi in maniera massiccia. Non si può pensare di vaccinare 60 milioni di italiani e 5 milioni di siciliani in due anni. Ma in 6-8 mesi al massimo. Questo ci permetterà di tornare competitivi col resto del Mondo anche da un punto di vista sociale ed economico”.

L’economia è un punto dolente, soprattutto in Sicilia. L’ultima Finanziaria, per buona parte, è rimasta inattuata.

“E’ sotto gli occhi di tutti come non abbia avuto alcun esito. Non bisogna essere sostenitori o detrattori del governo per ammetterlo. Mi auguro che con la prossima Legge di Stabilità si possa correre ai ripari, anche se le condizionalità imposte dall’accordo Stato-Regione e il nuovo disavanzo da 120 milioni, se sarà confermato dalla Corte dei Conti, rischiano di essere molto penalizzanti. Mi auguro, comunque, che il governo ritrovi la compattezza e gli elementi per superare questi ostacoli”.

L’accordo Stato-Regione comporterà un accantonamento di 1,7 miliardi fino al 2029. Non sono le premesse migliori per garantire uno sviluppo alla Sicilia.

“Ma bisogna essere onesti, e spiegare che quest’accordo non è il frutto degli ultimi tre anni. Ma anche dei governi precedenti”.

Sarà onesto anche nell’ammettere che il governo Musumeci ha fatto poco o nulla per ridurre gli sprechi. Il taglio delle partecipate, che Roma ciclicamente ci impone, è rimasto un principio meramente teorico.

“Questo è un difetto dell’attuale esecutivo. La legislatura era iniziata con l’obiettivo di eliminare i carrozzoni. Non solo i carrozzoni ci sono tutti, ma hanno persino nominato i nuovi vertici. Un esempio è l’Esa, dove mi dicono, addirittura, che alcuni funzionari siano stati promossi a dirigenti. Immagino che il presidente Musumeci fosse davvero convinto di sopprimerlo, poi gli avranno fatto rivedere i piani”.

Morale della favola?

“Ci sono delle incongruenze che tutto il centrodestra rischia di pagare. Bisogna essere più coerenti”.

La Lega, con il dossier recapitato a Draghi per interposta persona, ha già scavalcato Musumeci e dato un indirizzo di “riforma” alla Sicilia. In questo contesto così fluido, qual è il ruolo di Fratelli d’Italia?

“La Lega è un partito importante, che legittimamente sta provando a radicarsi dopo l’ottimo risultato raggiunto alle Europee. Partendo da una naturale prospettiva elettorale, il nuovo segretario Nino Minardo si stia attrezzando anche da un punto di vista programmatico. Anche noi di Fratelli d’Italia, in questi giorni, ci incontreremo a Palermo per fare il punto sulla prossima Finanziaria e sulla razionalizzazione della spesa. Continueremo a condurre la nostra battaglia in prima linea”.

Il 2022 si avvicina. La Lega ha messo le mani avanti e, sulla base di alcuni accordi nazionali, potrebbe essere il Carroccio a esprimere il prossimo candidato alla presidenza. C’è una questione interna al centrodestra?

“Io non ho notizie di questa spartizione. In ogni caso il candidato si decide in Sicilia, non a Roma. Capisco che debba ricevere l’apprezzamento anche dei vertici. Ma una cosa è l’apprezzamento, un’altra la scelta. E resto del parere che una figura vada selezionata col metodo Confindustria: cioè attraverso la consultazione di tutti i partiti, le associazioni, i corpi sociali che si riconoscono nel centrodestra. Solo in questo modo verrà fuori il candidato migliore, che sia in grado di rappresentare davvero la sintesi e l’unità. Anche la Lega dovrà dare il suo contributo, ma il criterio della condivisione è indifferibile. Il prossimo governo regionale si troverà di fronte a decisioni epocali”.

Quali?

“Sa che in Sicilia potrebbero arrivare oltre venti miliardi dal Recovery Fund? Sono soldi che verranno spesi nella prossima legislatura… E sa cosa significherebbe presentarsi all’appuntamento con un governo serio, credibile, che non si impantani alla prima difficoltà? E che, al contrario, riesca a indirizzare bene le risorse? Nei prossimi dieci anni, in Sicilia, potrebbero accadere grandi cose. Ma dobbiamo creare noi le condizioni”.

Diciamo che Musumeci ha ancora un anno di tempo per convincervi…

“Il presidente è stato chiaro fin dall’inizio, quando ha spiegato di non porsi il problema della rielezione, ma del governo. Quindi lasciamolo lavorare, nell’auspicio che acceleri un po’”.

Ultima domanda un po’ sentimentale: Catania ha celebrato Sant’Agata a fari spenti per via delle attuali restrizioni. Come l’ha vissuta?

“Io ho fatto il sindaco per cinque anni e so bene cosa significhi quell’atmosfera. Sant’Agata è la terza festa al mondo per partecipazione popolare. Viverla in questo modo ha provocato tristezza, se non addirittura sgomento, nei catanesi. Non si poteva fare diversamente… Comunque ho visto tante persone recarsi intimamente in chiesa, recitare una preghiera, lasciare un fiore e andare via. Il sentimento per Sant’Agata si è addirittura rafforzato”.