Era già capitato a Nello Musumeci di finire impallinato in Prima commissione. Quella in cui, formalmente, si ratificano le nomine negli enti vigilati o partecipati. Ieri è successo che il governo, dopo aver annusato l’aria, ha preferito ritirare le nomine dei presidenti dei Parchi (Madonie, Alcantara, Etna e Nebrodi) che erano state trasmesse all’Ars per il parere di rito. Dove? In commissione Affari istituzionali, in cui le opposizioni sono maggioranza e viceversa. La scelta del nuovo presidente del parco dell’Etna, l’ex sindaco di Belpasso Carlo Caputo, aveva fatto emergere le frizioni con Forza Italia, cui si erano aggiunte le polemiche di Pd e Movimento 5 Stelle.

Le scelte di Musumeci non erano nate sotto una buona e ieri, prima che fosse la commissione a bocciarle, l’assessore Cordaro, competente per delega, ha deciso di ritirare la proposta. Provocando l’ironia del Partito Democratico: “E’ evidente che la maggioranza è saltata – hanno spiegato Lupo e Cracolici – Siamo di fronte ad uno scontro perenne che prima ha determinato l’inconsistenza dell’azione amministrativa e delle iniziative legislative, e adesso fa collassare perfino le commissioni. Queste nomine il governo le ha presentate e poi ritirate, hanno fatto tutto da soli”. Anche il Movimento 5 Stelle è parso poco convinto della decisione del governo: “Temiamo che questa marcia indietro nasconda altre manovre che consentano al governo Musumeci di sfuggire ai minimi criteri di trasparenza e collegialità che sono prerogative del Parlamento Siciliano”.

In serata è stato il governatore a esprimere tutta la sua rabbia sui social: “La Prima commissione parlamentare dell’Ars può esprimere valutazioni di ordine politico sulle nomine proposte dal governo per gli Enti sottoposti a vigilanza? Abbiamo richiesto un parere legale sulla materia, dandone comunicazione al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè. Il governo aveva deciso di ritirare le nomine degli Enti Parco, i cui presidenti designati erano stati trasmessi all’Assemblea regionale per il prescritto parere della I Commissione. Tale decisione è stata assunta in quanto, come era accaduto per i già designati presidenti degli Istituiti autonomi case popolari, le cronache giornalistiche hanno chiaramente evidenziato, mediante le dichiarazioni di taluni esponenti politici, che la commissione si sarebbe indirizzata verso la scelta di esprimere un parere “politico” sulla “opportunità” della nomina di ciascun designato e non già, come le sarebbe imposto, un parere in ordine alla regolarità formale della procedura di nomina e sulla sussistenza dei titoli previsti dalla legge in capo al nominando”.

Musumeci sostiene che la bocciatura delle opposizioni, ventilata solo a mezzo stampa, non sia legittima da un punto di vista procedurale e che la Prima commissione debba esimersi da valutazioni di natura politica: “Il Governo ritiene che, nei casi nei quali i pareri delle Commissioni rappresentano un passaggio endoprocedimentale di un atto amministrativo, il loro sindacato, proprio per la natura di tale ‘procedimento’, non possa estendersi (con le eventuali conseguenze di legge) a pur legittime valutazioni di ordine politico/partitico” e che il Parlamento “non può sostituirsi al soggetto legittimato dalla legge a compiere le scelte discrezionali”. Da qui la richiesta di un parere. Ma anche il segnale di un malcontento profondo e di un ulteriore scollamento fra Assemblea e governo.