Tre giorni in Francia, nel pieno delle polemiche sull’accoglienza ai migranti e, onestamente, l’unica cosa che mi sento di rimproverare ai francesi è che non abbiano il bidet. Battute a parte, Bordeaux è un posto dove la parola riqualificazione assume un significato reale. Che ti fa sperare che un futuro sia possibile.

Hanno avuto lo stesso sindaco per quasi cinquant’anni, dal ’47 al ’95. Che Orlando al confronto sembra un dilettante. E il suo successore è là da allora (con una breve parentesi da ministro). Con loro la città ha subìto grandi trasformazioni urbanistiche e culturali. Mentre osservavo strade, palazzi, trasporti, architetture e vita quotidiana, ho fatto un inevitabile paragone con Palermo.

Oggi Bordeaux ha una rete del tram che attraversa in lungo e in largo la città, dalla periferia al centro. Il tram – per dire – si ferma davanti a Place de la Bourse, questa enorme piazza dal sapore elegante, simbolo della città. Attraversi la rete ferrata e sei sul Miroir d’eau, uno specchio d’acqua in cui si riflette la piazza. Il tram ci passa proprio in mezzo insomma. I palermitani hanno gridato all’attentato quando si è parlato di una linea del tram che potesse attraversare via Libertà. Lasciando confinato alle periferie più estreme un servizio, com’è oggi.

I parcheggi. Uno in particolare mi ha colpita, davanti alla cattedrale. Esattamente davanti Saint Michel, dove si sono sposati re e regine. Qua per fare un parcheggio (ma anche una fermata della metropolitana leggera, va bene uguale) ci mettiamo secoli, troviamo sempre qualche intoppo e il centro storico è intoccabile.

Rue Sainte Catherine è, dicono le guide, la via pedonale più lunga d’Europa, un negozio dietro l’altro. Le pedonalizzazioni a Palermo sono ancora accusate di avere distrutto il commercio (ma quale commercio?). Attorno è un susseguirsi di locali, bistrot, ristoranti e cafè. Ma a terra, anche a mezzanotte, non trovi il tappeto di cartacce e di bottiglie di vetro.

Lungo la Garonna, quelli che erano i magazzini in cui veniva stoccato il vino sono stati recuperati, la promenade lunga diversi chilometri è un susseguirsi di cafè, ristoranti e negozi affacciati sull’acqua. A noi ci è toccata la Cala, bella per carità ma si ferma a tre locali, una decina di panchine colorate, i birilli opere d’arte e un prato sempre secco. Il parco giochi è opera di privati e onlus.

E allora: il fiume l’abbiamo (e pure il mare, che poco non è), i monumenti pure, la storia, l’arte e la bellezza… abbiamo tutto e di più. Possiamo sperare in progetti realizzati in tempi europei e in palermitani meno sciarriati ca cuntintizza?