Nell’isola del «ma comu finiu?» c’è un’altra “terra di nessuno” dopo il Teatro Biondo, un altro deserto di potere dove un’orchestra continua a suonare nonostante, tra il rosseggiar dei velluti, si annidino gli acari. Perché alla Foss (Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana) due mesi fa non sono stati decapitati solo i vertici (sovrintendente e cda, con uno strike che nemmeno il più bravo giocatore di bowling) ma è anche scaduto il contratto dell’impresa di pulizie. Ragion per cui tra il bracciolo di una poltrona e quello attiguo, sulla balaustra purpurea dei palchi e delle barcacce, sui pesanti tendaggi tra il foyer e la sala scende inesorabile la polvere (per non parlar del resto, come qualcuno sussurra: metti che, tra un Rachmaninof e un Beethoven, tu, spettatore, avessi un’urgenza…). Povero Politeama Garibaldi.

Si va avanti a vista, nel vuoto amministrativo e di ordinaria igiene. La Regione aveva promesso che i “rimpiazzi” sarebbero arrivati al più presto: il nuovo sovrintendente – che avrebbe preso il posto di Giorgio Pace, sbattuto fuori prima dei termini contrattuali –, il nuovo consiglio d’amministrazione… Nulla, da due mesi nulla, un silenzio più assordante del “Dies irae” nel «Requiem» verdiano.

Va avanti la stagione sinfonica perché i soldi, almeno quelli, ci sono. Ma è il futuro, anche quello prossimo, che preoccupa. Marcello Panni tiene in mano le redini della situazione artistica con la stessa maestria con cui da decenni tiene la bacchetta sul podio ma bisogna pensare ad altro: programmare, ad esempio, l’imminente viaggio dell’orchestra a Firenze, al Maggio Musicale, dove ci sarà una bella occasione di visibilità con il concerto celebrativo del 70 anni di Salvatore Sciarrino con lo stesso compositore alla guida, quella sera, della formazione siciliana. Un meccanismo, questo delle tournée, che si era inceppato dieci anni fa ed è stato rimesso in moto, non senza fatica, appena lo scorso dicembre con il concerto con cui l’orchestra portò a Roma, alla Sapienza, il brano che Stockhausen compose in Sicilia negli anni ‘60 e riproposto per il 60esimo anniversario della fondazione dell’orchestra stessa. Ma della trasferta fiorentina nessuno sembra occuparsi. Così come nessuno parla ancora della stagione estiva (in quale sito all’aperto i concerti a Palermo? quali centri dell’Isola toccare? quali maestri coinvolgere sul podio?). E men che meno si sfiora il tasto della prossima stagione sinfonica, la 2019-2020, per la quale sarebbe ora di prendere contatti con direttori e solisti, di buttar giù programmi, di prevedere la chiusura dei contratti. Esempio: quello con Stefano Bollani per il concerto inaugurale della stagione in corso (fine ottobre 2018) fu firmato quasi due anni prima.

Nell’orchestra serpeggia scontentezza nonostante, con rito quasi scaramantico, almeno i professori sono andati alle urne nei giorni scorsi per eleggere il loro rappresentante in seno a un cda che nemmeno si profila all’orizzonte. Andranno al ballottaggio l’uscente Sonia Giacalone, violoncellista, e Maurizio Billeci, violinista. Di fronte dovrebbero trovarsi un consiglio per gran parte “usato sicuro”, fatto cioè da ex consiglieri, da Giulio Pirrotta a Marco Intravaia, ad Angela Scaduto. Si è anche parlato di tre new entry: l’ex vicesindaco di Palermo Giampiero Cannella, l’ex assessore e consigliere comunale sempre a Palazzo delle Aquile Stefano Santoro e Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II. Ma a parte la totale gratuità dell’impegno (ai consiglieri della Foss non va nemmeno un gettone di presenza), i tre non sembrerebbero granché interessati. Troppe gatte da pelare e, visto l’andazzo, anche troppa polvere da tirar via.