Non c’è più tempo da perdere: Leoluca Orlando ha esaurito i bonus e deve andarsene. E’ questo, in maniera spicciola, il contenuto di una mozione di sfiducia depositata lunedì sera, che verrà discussa in aula il 14 settembre (a partire dalle 10) e porta la firma dei 19 consiglieri comunali d’opposizione. Tra cui Fabrizio Ferrandelli, che spiega perché i tempi siano da considerarsi maturi: “Secondo me lo erano già prima dell’emergenza sanitaria – rivela il consigliere di +Europa, ex candidato alla poltrona di primo cittadino – Ma per evitare strumentalizzazioni, abbiamo preferito concentrarci sulla risoluzione dell’emergenza. La gestione del lockdown, però, ha confermato che un commissario avrebbe fatto meglio di Orlando. Il sindaco è stato assente”.

Perché mandarlo a casa adesso?

“In queste settimane si sta registrando un’impennata dei contagi e non sappiamo a cosa andremo incontro: i palermitani, in questa fase, hanno bisogno di certezze. Certezze che Orlando non può dare. Mal che vada ci ritroveremo con un commissario che ci traghetti alle prossime elezioni. La prima finestra utile è quella di maggio 2021”.

Orlando ha chiesto al presidente del Consiglio comunale di calendarizzare la mozione il più in fretta possibile. E ha ribadito che fino ad allora, né lui né i suoi assessori metteranno piede a Sala delle Lapidi.

“In questa uscita non c’è niente di istituzionale. Anzi, la trovo una provocazione di cattivo gusto. Sembra il capriccio di un bambino piccato che ne fa una questione personale. Per noi è un dovere che il sindaco o gli assessori con delega rappresentino l’amministrazione durante i lavori d’aula. Sottraendosi, Orlando viene meno al suo dovere e rivela quanto sia inadeguato al ruolo che ricopre, rendendo ancora più fondate le nostre argomentazioni”.

Lei ha rivolto un appello alla responsabilità ai consiglieri di maggioranza. D’altronde per spedire a casa il primo cittadino servono 24 voti. Era rivolto a qualcuno in particolare? Ai renziani, per esempio?

“Era rivolto a tutti indistintamente. Credo che la cosa migliore sia guardare in faccia la realtà. Con molti dei colleghi, abbiamo compiuto un pezzo di cammino insieme. Ho grande rispetto per ognuno di loro: non gli chiedo di rinnegare il passato, bensì di determinare insieme il futuro. C’è un dato di fatto: manca la spinta amministrativa”.

Nella mozione accennate a una instabilità politica. Fatto sta che Orlando è sempre caduto in piedi.

“In questi anni sono cambiati un sacco di assessori, e questo dimostra l’instabilità della sua giunta e del clima che si è creato intorno ad essa. Il sindaco si era presentato con un patto civico che, in realtà, mascherava delle alleanze politiche: il giorno dopo la sua elezione si sono manifestate tutte. Non si può galleggiare in questo modo fino al 2022”.

Cosa rischierebbe Palermo?

“Il disfacimento della macchina amministrativa, e danni irreversibili alle aziende controllate. Nel caso della Reset, piuttosto che dell’Amat o della Rap, servono una visione e un colpo di reni, o si rischia di giungere al fallimento e all’assenza di servizi. Se fallisce Rap – l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti – non c’è soltanto un tema occupazione, ma di gestione ambientale che viene meno. Guardi cosa è accaduto coi cimiteri: da quando si è dimesso l’assessore D’Agostino, il sindaco ha preso in mano la situazione. Ma le salme sono rimaste accatastate ai Rotoli”.

Fra quelli prospettati dalla mozione di sfiducia, qual è il rischio più sensibile?

“La mobilità, che contempla la partita sui tram, le eterne incompiute, le opere pubbliche mai realizzate, l’incapacità gestionale nell’ambito dei trasporti. Sono partite che si giocano ora. E poi i rifiuti, la pianificazione del territorio. Per intenderci, mancano un piano regolatore e un piano commerciale, come si è visto nel caso della mancata apertura di Decathlon. E non è di secondaria importanza la decadenza morale all’interno della macchina amministrativa. Non dico che Orlando sia responsabile dei guasti, fatto sta che sotto la sua gestione l’autorità giudiziaria ha segnalato numerosi atti corruttivi. Ripeto: non è responsabile, ma non è neanche in grado di rendersene conto. Manca una governance”.

Non sarebbe stato più facile mandare via un assessore come Catania, su cui anche Italia Viva ha numerose riserve, anziché il sindaco?

“Certamente sì, ma solo se il mio intento fosse stato quello di galleggiare… Io, però, sostengo che il problema sia il capo dell’amministrazione e non coloro che vengono delegati. Catania fa quello che vuole perché ha una copertura politica importante. Il dante causa è sempre il pesce grosso”.

Riuscirete a recuperare altri cinque voti in Consiglio?

“Questa è una chiamata alle armi per chi vuole offrire discontinuità a Palermo. Se ci sono forze politiche che vogliono cambiare rotta ed essere protagoniste del domani, devono agire ora. Se le forze civiche che sostengono Orlando – mi riferisco ad Avanti Insieme – piuttosto che Pd e Italia Viva, ritengono di voler costruire un’alternativa, è il momento di dimostrarlo. Altrimenti si legheranno mani e piedi al destino di Orlando, e andranno incontro a una disfatta annunciata”.

Qualora il sindaco venga sfiduciato c’è già un’alternativa?

“Ci sto lavorando dal giorno dopo le elezioni. Credo mi si debba riconoscere la serietà di non essere scappato verso mete più facili: avrei potuto candidarmi ed essere eletto alla Regione o al parlamento nazionale, ma ho scelto di rimanere a Palermo e fare opposizione, cioè il ruolo in cui i cittadini mi hanno voluto. Ma dimostrando con la forza dei fatti che ci avevo visto giusto: tutte le criticità che avevo ravvisato, sono venute a galla”.

Sta dicendo che riproverà a fare il sindaco?

“Sto già lavorando a una lista. Ma non ne faccio una questione personale. Tuttavia, rispetto al 2017, sono il regista avanzato di una forza politica che costruisce equilibri nazionali (+Europa, ndr). Metterò uomini, donne, risorse ed esperienze a disposizione di una coalizione e si valuterà insieme cosa fare. Di certo sono la persona più adatta a dare un contribuito perché conosco la città meglio di altri, avendola vissuta dall’interno. E poi non mi pare di vedere in giro né Mandrake in grado di risolvere i problemi, né gente che abbia un amore più spiccato di quello che abbiamo io e le persone che mi sono state accanto in questi anni”.