Ennesimo passo falso per la Regione. Il Consiglio dei Ministri, infatti, ha impugnato la legge “soft” sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari. Lo ha dichiarato Palazzo Chigi in una nota: alcune “disposizioni riguardanti i trattamenti previdenziali e i vitalizi del Presidente della Regione, dei Consiglieri e degli Assessori regionali violano – si legge – il principio di uguaglianza e ragionevolezza, sancito dalla Costituzione, nonché i principi di coordinamento della finanza pubblica e di leale collaborazione”. Peccato. L’Ars si è trascinata fino alla scadenza dei termini per adeguarsi al resto delle Regioni d’Italia, e non perdere così 70 milioni di trasferimenti. Ma lo ha fatto con una modalità che fin dal principio non ha convinto il Movimento 5 Stelle, che chiedeva di recepire la legge entrata in vigore per Camera e Senato.

La Sicilia ha voluto differenziarsi con una proposta partita dai banchi di Pd (Cracolici in primis) e Forza Italia: la bozza iniziale prevedeva una riduzione lineare del 9%, modificata in corsa da un emendamento di Alessandro Aricò (Diventerà Bellissima). Il disegno di legge approvato dall’aula, garantisce un taglio del 9% per i vitalizi inferiori a 37 mila euro (la maggior parte), del 14% per quelli che vanno da 37 mila a 60 mila euro e del 19% per quelli superiori a questa cifra. Il taglio, che dovrebbe comportare un risparmio di due milioni l’anno per le casse dell’Assemblea, non si applicherà a quei trattamenti previdenziali fino al doppio della pensione minima. E sarà valido soltanto per cinque anni (eccolo, il requisito della provvisorietà). I Cinque Stelle, al momento della votazione, avevano tentato di estrarre i tesserini per far cadere il numero legale, ma l’imboscata non è riuscita (“E’ una farsa” dissero i grillini). Adesso, però, sulla Regione pesa l’ennesima scure di Roma. A decidere sarà la Consulta, qualora la Regione sceglierà per un braccio di ferro. In caso contrario, Musumeci potrebbe chiedere all’Ars di modificare la legge.

CINQUE STELLE: “MICCICHE’ APPORTI SUBITO I CORRETTIVI”

“E dire che Micciché era andato a Roma dal ministro Boccia per sincerarsi della legittimità della legge-truffa che l’Ars stava varando, evidentemente avrà sbagliato citofono e ora per salvaguardare i privilegi di pochi, a rischiare grosso sono tutti i siciliani, a causa del taglio ai trasferimenti statali alla Regione. Immaginiamo che Miccichè porti subito in aula i correttivi per evitare che a pagare il danno siano tutti i siciliani”. Lo affermano le deputate del all’Ars Jose Marano e Angela Foti, componenti della commissione Vitalizi dell’Ars del M5S. “Lo abbiamo detto in tutte le salse che si stavano truffando i siciliani, che ora per colpa della difesa ad oltranza di un privilegio inaccettabile rischiano di pagarla cara in termini di riduzione di servizi, che già sono ridotti al lumicino. Vogliamo comunque credere che Miccichè faccia l’ennesima ammissione di colpa e porti immediatamente in aula i correttivi per evitare ulteriori danni”. “E’ brutto dire – afferma il capogruppo 5 Stelle, Giorgio Pasqua – lo avevamo detto, specie se a correre seri rischi sono i siciliani. Purtroppo, tutti i nostri appelli al buon senso si sono rivelati inutili. Evidentemente la voglia di salvare questo odioso privilegio è stata più forte di tutto: non solo tutti i partiti hanno operato per tagliare pochissimo e solo per 5 anni, ma ironia della sorte, sono riusciti pure ad aumentarsi le pensioni. Miccichè ora ha la possibilità di metterci una pezza, si cosparga il capo di cenere e porti urgentemente un nuovo testo decente in aula. I siciliani lo stanno guardando”.

IL PRESIDENTE DELL’ARS RESISTE: “LA LEGGE PER ORA NON CAMBIA”

“L’aspetto importante, direi fondamentale, è che questa norma finalmente in qualche maniera arrivi alla Corte costituzionale, che potrà dire la sua sulla validità o meno del meccanismo”. Il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Miccichè, non ha alcuna intenzione di apportare correttivi alla legge sul taglio di vitalizi, impugnata dal Consiglio dei Ministri. Lo ha ribadito nel corso di un’intervista all’Adnkronos: “Ora spetta al presidente della Regione decidere se opporre resistenza. Noi la legge per adesso non la cambiamo. Se il dubbio del Consiglio dei ministri è sulla temporalità, la legge resta comunque valida. Già lo è adesso, siamo al secondo mese di tagli dei vitalizi, come stabilito dal disegno di legge”.

FIGUCCIA: “COME VOLEVASI DIMOSTRARE”

“I matematici direbbero come volevasi dimostrare. Il Consiglio dei Ministri ha infatti impugnato il taglio beffa che nei mesi scorsi è stato inscenato in Assemblea Regionale perché come avevo opportunamente ammonito, “è contro i principi di uguaglianza e di ragionevolezza”. Qualche arrogantello a Sala d’Ercole si era addirittura vantato per quella che di fatto da una vittoria di Pirro, si è rivelata una disfatta di Caporetto”. Lo ha detto in una nota Vincenzo Figuccia, deputato regionale dell’Udc. “Non ci voleva certo un economista per evidenziare come una limatura così supina su quelli che sono diventati veri e propri privilegi medievali, avrebbe incontrato il disappunto di Roma. Se la casta, con il compiacimento del PD, pensava di aver tutelato sé stessa con una sforbiciata light, adesso è bene che si proceda celermente ad una revisione di quanto stabilito per portare un taglio da prefisso telefonico ad un taglio serio e corposo. La Sicilia, non dimentichiamolo, rischia ancora una decurtazione pari a 70 milioni di euro di trasferimenti dallo Stato che rappresenterebbero somme vitali da rendere in servizi ai Siciliani. Un fatto – conclude Figuccia – che sarebbe di una gravità senza precedenti. Pertanto continuo a chiedere la responsabilità di tutti e che si apportino immediatamente i necessari correttivi alla norma”.