A turbare, ma neanche tanto, i sonni di Manlio Messina, assessore al Turismo e agli Spettacoli della Regione siciliana, ci si è messo qualche giorno fa l’ennesimo coup de theatre alla Foss, l’Orchestra Sinfonica Siciliana. Quando Salvatore Di Carlo, ex usciere e addetto alla sicurezza, si è autoproclamato re al posto del dimissionario Stefano Santoro, il presidente uscente: “Dimostrerò che con la metà dei soldi riuscirò a realizzare una stagione meravigliosa” disse Di Carlo, calandosi perfettamente nella parte. Ma era tutta una fuffa. Quella che sembrava l’ennesima nomina di partito – l’Udc in questo caso – in realtà non c’era mai stata, e Messina – i teatri ricadono sotto la competenza del suo assessorato – si affrettò a gettare acqua sul fuoco. A distanza di qualche giorno l’assessore in quota Fratelli d’Italia conferma che lui, di tutta questa vicenda, sa poco o nulla: “Posso solo dirle che il nome per la presidenza della Foss è pronto da due settimane, cioè una settimana prima dell’uscita del signor Di Carlo, che io francamente non conosco. Non per screditarlo, ma non c’è mai stata occasione…”.

Ma non le sembra un po’ strano che un signor nessuno contatti le agenzie e comunichi la sua strategia per rilanciare la Sinfonica?

“Non so che dirle. Avrà avuto i suoi buoni motivi… Però le ripeto che io questo signore non lo conosco. Quando ho appreso la notizia dalla stampa, sono caduto dalle nuvole. Più che una notizia, era una fake news. Evidentemente qualcuno ha voglia di destabilizzare la Foss e, più in generale, l’ambiente del teatro”.

Mentre Di Carlo si autoproclamava presidente, lei cosa faceva?

“Avevamo già avviato il percorso di legge e chiesto all’ufficio legislativo una verifica sul nome da noi proposto. Verifica che non si è fatta attendere. Così ho provveduto alla designazione”.

Chi sarà il nuovo presidente della Foss?

“Non è un segreto: abbiamo indicato la dottoressa Maria Elena Volpes, che è stata informata in via ufficiale. Siamo in attesa che ci faccia avere la documentazione richiesta, che poi sarà inoltrata al presidente della Regione per il decreto di nomina”.

Quindi si tratta di una procedura limpida. Nessuna anomalia?

“Il governo ha operato nei tempi e nei modi previsti dalla legge. L’unica anomalia è stata l’uscita del signor Di Carlo. Le assicuro che il suo nome non è mai stato oggetto di valutazione”.

E’ stato un anno turbolento per la Foss. Prima la rimozione del sovrintendente Giorgio Pace. Poi la nomina di Santoro alla presidenza. Infine quella del nuovo sovrintendente, che per qualche giorno sembrava essere Ester Bonafede. Ma anche lei è stata revocata… L’orchestra non ci fa una bella figura.

“Mi auguro che da questo momento in poi tutto proceda per il meglio. Stiamo mettendo la Foss nelle condizioni di lavorare serenamente, anche se qualcuno – glielo ripeto – ha provato a destabilizzarla. Noi, però, non vogliamo cadere nel tranello e andiamo avanti per la nostra strada”.

I teatri sono stati al centro del’attenzione anche durante la discussione dell’esercizio provvisorio. Tra i più in sofferenza c’è quello della sua città: il “Bellini”. In che condizione di salute versa?

“Abbiamo lavorato alacremente per accelerare alcune procedure e ora si respira un’aria nuova. C’è stata la nomina del sovrintendente (Cultrera), e qualche giorno fa del direttore artistico, che è un nome di livello internazionale (Carminati). Il Teatro Bellini ora è fuori dal guado, fino a dicembre si parlava di chiusura… Possiamo dire di averla scongiurata. Non siamo ancora fuori dal tunnel, ma abbiamo imboccato la strada giusta per ridare alo Stabile il palcoscenico internazionale che merita”.

Parliamo di turismo. Il New York Times ha inserito la Sicilia fra le cinquanta mete da visitare nel 2020. E’ un punto d’arrivo o di partenza?

“Di partenza, ovviamente. Le dirò di più: siamo ancora a regimi molti bassi, perché la Sicilia ha margini di crescita enormi. Leggere questa notizia sul New York Times, ci fa capire che il percorso intrapreso è quello giusto. In questi mesi abbiamo portato avanti un piano di programmazione e di marketing molto attento, che ci ha dato visibilità nelle più importanti fiere nazionali e internazionali. In quella di Rimini il nostro stand è stato il più visitato, alla Bit di Milano, nel prossimo febbraio, avremo l’allestimento più grande e sono convinto che faremo una gran bella figura. La valorizzazione del brand Sicilia sta funzionando. L’attenzione dei media ce lo dimostra”.

Oltre alle fiere, quali sono gli altri risultati tangibili?

“Penso all’inaugurazione del volo Palermo-New York, ai rapporti che abbiamo instaurato con gli altri Paesi e coi vari tour operator. Siamo consapevoli che questo processo richiede tempo. Ma i primi risultati si vedono. La Sicilia è presente nei più importanti aeroporti internazionali e nei terminal delle stazioni di Roma-Termini e Milano Centrale. Il nostro è un lavoro certosino”.

L’altra faccia della medaglia riguarda la destagionalizzazione (le presenze, nel 2018, erano soltanto il 3% del dato nazionale in periodi non estivi) e le infrastrutture.

“Le infrastrutture, il caro-voli, la carenza dei treni sono temi che riguardano tutti, non solo i siciliani. Venire in Sicilia non può costare il doppio che andare a New York. In questo modo si diventa poco competitivi. Il fenomeno si aggrava ancor di più nel periodo invernale, quando i flussi diminuiscono. A dicembre, però, abbiamo registrato cinquecento adesioni al nostro bando sulla destagionalizzazione. Dobbiamo potenziare i grandi eventi per diventare attrattivi tutto l’anno. Anche in questo senso il 2020 sarà un anno decisivo”.

Il turismo culturale invece è stabile. Nel 2019 sono aumentati gli incassi ma è calato leggermente il numero di visitatori. Crede che accorpare l’assessorato al Turismo e quello ai Beni culturali sia utile?

“Sono due assessorati strategici e devono muoversi in simbiosi, ma secondo me è meglio tenerli distinti. C’è un tavolo tecnico sempre aperto che ci consente di valorizzare al meglio alcune attività come i “teatri di pietra”. I siti culturali non devono essere valorizzati solo come bellezza in sé, ma mettendoci dentro attività culturali, musicali e teatrali che consentano di godere a pieno della bellezza dei luoghi”.

Il 2020 sarà l’anno di una nuova legge sul turismo?

“Speriamo… Alcuni disegni di legge sono già stati presentati e il mio assessorato sta lavorando in tal senso. Serve una riforma che guardi al futuro, perché la legge attuale non è più adeguata per i nostri standard. Ci sono parecchie cose da sistemare. Mi auguro che entro la fine dell’ano l’Ars possa approvare un nuovo ddl”.

La Regione ha investito un bel gruzzolo per portare in Sicilia, già nel 2021, tre tappe del Giro d’Italia. Che beneficio pensate di ottenerne?

“Il Giro è un evento sportivo conosciuto in tutto il mondo, che ha una grande capacità di promuovere il territorio, e quindi ci darà enorme visibilità. Stiamo facendo un lavoro di organizzazione capillare per mettere in mostra, durante il passaggio della carovana, tutte le nostre bellezze. Inoltre, ripeteremo l’esperimento del Giro di Sicilia, che l’anno scorso è stato un successo di pubblico”.

Non teme che l’apertura di una nuova stagione finanziaria possa compromettere il percorso di riforme promesso in campagna elettorale da Musumeci?

“La tabella di marcia del governo deve confrontarsi con quella del parlamento. Il Bilancio è una fase importante per ottenere risorse regionali, di per sé molto esigue. Un capitolo a parte meritano gli investimenti: non si sottolinea mai abbastanza che tutti gli assessorati, per il secondo anno di fila, hanno raggiunto gli obiettivi di spesa dei fondi comunitari. Le risorse sono a monte di qualsiasi riforma. Speriamo di uscire indenni da questa stagione finanziaria, per poi portare a casa le leggi di cui ha bisogno questa terra”.

L’impressione è che il governo Musumeci sia un po’ Catania-centrico. Gli incarichi più prestigiosi e i provvedimenti più “pesanti” investono quella porzione di territorio. Anche lei ne è un esempio…

“Questa mi pare una polemica sterile. Il governo lavora per tutta la Regione. Io trascorro tre giorni a settimana nella Sicilia orientale e tre in quella occidentale. E sto portando avanti due progetti che daranno grande visibilità a tutta l’Isola: il Festival belliniano, che si terrà a Catania per ovvie ragioni (Vincenzo Bellini è di Catania), coinvolgerà molti teatri fra cui il “Massimo” di Palermo; mentre il Sicilia Jazz Festival, che richiamerà nomi di grande livello internazionale, si terrà a Palermo. Altro che Catania-centrico…”.

Fratelli d’Italia è in grande espansione anche in Sicilia. I sondaggi parlano per voi, le adesioni dentro e fuori dall’Ars pure. Perché?

“Perché il lavoro e la coerenza pagano. E noi rispettiamo sempre la parola data. Credo che al giorno d’oggi la politica sia un po’ carente da questo punto di vista. Per questo gli elettori premiano Fratelli d’Italia. La nostra leader Giorgia Meloni sta riscuotendo successo in tutta Italia, non solo nell’Isola”.