Gli addetti della nettezza urbana, a Palermo, sono vittime della sindrome da Covid. Si rifiutano di salire sugli autocompattatori della Rap perché sostengono che manchi la sanificazione. Non si presentano a lavoro ma poi vengono “beccati” alla partita di calcetto. E’ così da giorni, da quando, cioè, la società che si occupa della raccolta dei rifiuti è diventato un focolaio del virus. I “positivi” accertati sono 42, ma questa mattina l’Asp dovrebbe consegnare l’esito di 78 nuovi tamponi. Entro venerdì, invece, verranno sottoposti al test gli ultimi 500 dipendenti.

Nel frattempo la città è sommersa dalla monnezza: situazione fuori controllo all’Arenella e all’Uditore. Ma anche al Capo e in alcune zone dove si è fermata la differenziata porta a porta. In totale fanno due mila tonnellate di rifiuti ancora da raccogliere. Alla richiesta d’aiuto di Rap – che s’è vista bocciare dal Prefetto l’ipotesi di far ricorso all’esercito – hanno risposto solo tre ditte esterne. Una ventina di uomini che non ce la fanno a rimpiazzare gli oltre cento assenti (fra positivi e in attesa di un tampone). L’emergenza costa 12 mila euro al giorno.

Dalla direzione di Rap sono partiti venti lettere di contestazione nei confronti di chi si rifiuta di lavorare: “Abbiamo mille occhi in città e alcuni dei nostri lavoratori non lo hanno capito – ha detto il presidente Giuseppe Norata -. Non accetteremo atteggiamenti come questi. Ora più che mai. Dai tanti sierologici e tamponi fatti emerge una cosa chiara: i lavoratori Rap sono immuni al virus. Soprattutto quelli che si occupano della raccolta dei rifiuti. E’ questo quello che emerge dall’analisi fatta dall’Asp. I positivi sono tra gli autisti o tra quelli che lavorano in ufficio. Come è dimostrabile in modo chiaro dai risultati delle analisi l’azienda in tutti i suoi reparti è un luogo sicuro dove non avviene la trasmissione e per l’uso dei dispositivi di sicurezza e per le continue sanificazioni”.

Dall’inizio dell’anno, come riporta Repubblica, alla Rap ci sono stati 10 licenziamenti e più di 500 provvedimenti disciplinari: quasi il 30 per cento dei circa 1800 lavoratori. Moltissimi non sono stati trovati al lavoro: chi faceva la spesa, chi era in sala giochi, chi dormiva sul camion. Ma la lotta ai fannulloni in questa fase diventa esiziale, nonostante la presa di posizione dei sindacati: “Servono pale e bobcat — ha detto Dionisio Giordano, della Fit Cisl — senza questi mezzi non possiamo recuperare. L’azienda pensi a questo invece di additare i dipendenti che stanno lavorando nonostante tutto”.